Alice Cooper: recensione di Hey Stoopid

Dopo aver chiuso trionfalmente un decennio (nerissimo) con la pubblicazione dell’album Trash, nel 1989, il “vecchio clown” Alice Cooper sfonda con il nuovo lavoro in studio Hey Stoopid, edito il 2 luglio del 1991.

L’album in questione è un tripudio di ospiti illustri: Steve Vai, Ozzy Osbourne, Nikki Sixx, Mick Mars, Slash, Joe Satriani, solo per citarne alcuni. Ne esce un disco eccellente, in cui Alice Cooper si fa notare anche per la sua voce ancora calda e potente.

Si comincia subito con la title-track. Un buon hard rock con Slash alle chitarre ed un discreto ritornello, al quale partecipa anche il Principe delle Tenebre Ozzy.
Love’s a Loaded Gun è un bel pezzo. Si nota da subito l’ottimo Stef Burns alle corde, che fu notato proprio in questa occasione da Vasco Rossi, e che dal 1993 lo accompagnerà come suo chitarrista di fiducia. Tutto il suono hard rock degli States sembra rimbombare già dall’assolo iniziale.

La successiva Snakebite non mi fa impazzire. Lo trovo un classico brano riempi disco, ma ecco che arriva il trittico. Mi piace pensare che Burning Our Bed, Dangerous Tonight e la super ballata Might as Well Be on Mars siano la vera essenza di questo disco.
Si comincia mielosi, poi si irrompe con le follie notturne e si viaggia fino ad arrivare su Marte con la splendida voce di Alice. Siamo a metà album e siamo già entusiasti. Con Steve Vai e Satriani alle chitarre e Nikki Sixx al basso, arriva la autobiografica Feed my Frankenstein. Alice, in questa settima tracci,a ci racconta della sua insaziabile fame sessuale.

Hurricane Years e Little by Little sono due discrete canzoni, non memorabili come le precedenti, ma suonate molto bene. Nella seconda c’è ancora lo zampino di Satriani. Die for You, scritta con Mick Mars e Nikki Sixx, è l’ennesima ballad del disco. Molto bella e ben arrangiata anche dal produttore Peter Collins (Bon Jovi, Quennsryche, ecc). Chiudono Hey Stoopid due canzoni diversissime tra di loro: Dirty Dreams e la tragica Wind-Up Toy.

L’ultima traccia è la prima apparizione confermata del personaggio immaginario/alter ego Steven, dopo 15 anni dal capolavoro Welcome to My Nightmare. Nella canzone, apprendiamo che Steven è imprigionato in un ospedale folle e che i suoi unici amici sono gli insetti, i topi e i suoi giocattoli sul pavimento. Il brano suggerisce che probabilmente è successo qualcosa che lo ha costretto ad essere come un adulto, prima che fosse pronto per questo. È possibile che i suoi genitori lo abbiano rifiutato e che per questo motivo si comporti come un bambino, perdendosi in un incubo senza fine. Nel finale si sente debolmente la voce di una bambina che chiama “Steven!

Hey Stoopid è un grandissimo album, impreziosito dagli indiscutibili ospiti.
Ma Alice Cooper, dopo aver steccato totalmente buona parte degli anni ’80, accarezzando perfino suoni new wave, si rifà alla grande con il nuovo decennio alle porte, diventando un idolo per i vecchi punkettoni e sopratutto per i Guns N’ Roses, che gli dedicano anche un brano: The Garden.

In seguito, per certi versi, si ripeterà diventando un po’ noioso. Ad inizio millennio, però, ci ristupirà con un grande album… ma questa è un’altra storia.

Michele Mangosio

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