Golden Heir Sun: recensione di Holy The Abyss – 4 ottobre 2019

Golden Heir Sun

Holy The Abyss

4 ottobre 2109

Karma Conspirancy Records, Toten Schwan Records, La Speranza Records

genere: ambient, doom, kraut-rock, elettronica, synth, dark-wave, post-rock, sperimental drone

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Holy The Abyss è il disco d’esordio di Golden Heir Sun, il progetto solista del polistrumentista Matteo Baldi (già chitarrista della band post metal veronese WOWS), pubblicato per Karma Conspirancy Records, Toten Schwan Records e La Speranza Records.

Come dichiarato da Matteo Baldi nel suo comunicato stampa: “Holy The Abyss è musica ma è anche danza grazie al contributo di Giulia Chiarantini ed è anche immagini grazie ad Elide Blind. Holy the Abyss è una preghiera per riconnettersi con la natura che è l’unica vera forza che ci tiene in vita”.

Holy The Abyss è un vero e proprio inno al Sacro Abisso, alle profondità delle emozioni umane. Un climax viscerale che si sviluppa in un solo brano di 20 minuti attraverso la ricerca di atmosfere alienanti, distorte, metalliche e malinconiche. Uno stato d’animo compositivo che richiama i freddi, riservati, invernali, silenziosi, isolati e suggestivi paesaggi nordici narrati a suo tempo da Varg Vikernes nelle sue opere strumentali.

La nuova release di Matteo Baldi, aka Golden Heir Sun, è un dipinto in bianco e nero, un tappeto sonoro crepuscolare, ambient, doom, kraut-rock, synth, dark-wave, post-rock e sperimental drone. Tutto questo è Holy The Abyss, un crescente pathos emozionale: ipocondriaco e sepolcrale.

Eppure, alla fine del brano, torna il sereno: si intravede una luce di speranza, una sorta di pace, di leopardiana quiete dopo la tempesta. Forse è solo la fine di un’angoscia, di un dolore, di un’agonia. Oppure, è semplicemente l’ennesima illusione, l’ennesima riflessione esistenziale.

Quale miglior colonna sonora di Holy The Abyss per questo interminabile e piovoso mese di novembre.

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