Nirvana: recensione di Nevermind

Nirvana

Nevermind

Geffen Records

24 settembre 1991

genere: grunge

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

24 settembre 1991. I Nirvana di Kurt Cobain, Krist Novoselic e Dave Grohl, new entry alla batteria, pubblicano, per Geffen Records, il loro secondo album Nevermind.

Nevermind è ritenuto uno degli album fondamentali degli anni ’90 e della storia del rock in generale.

Il bambino nella copertina dell’album Nevermind è Spencer Elden, fotografato all’età di 4 mesi in una piscina di Pasadena, California, dall’esperto fotografo Kirk Weddle. I genitori, Renata e Rick Elden, ricevettero un compenso di appena 150 dollari. Non avrebbero mai immaginato che Nevermind sarebbe diventato uno dei dischi più venduti del rock e la sua copertina una delle più iconiche di tutti i tempi. La band, successivamente, regalò al ragazzo il disco di platino dell’album in segno di riconoscenza. Nel 2005, a 15 anni, Spencer Elden apparve in un documentario in DVD intitolato Classic Albums: Nirvana – Nevermind.

Oggi, inspiegabilmente, a distanza di trent’anni da quello scatto, Spencer Elden ha intentato una causa sostenendo che la famosa immagine sia pornografia infantile. Secondo gli avvocati di Elden, l’immagine del bambino che nuota nudo verso una banconota lo fa apparire come un lavoratore sessuale. Da quando il disco è stato pubblicato nel 1991, la copertina è sempre stata generalmente intesa come una riflessione sul capitalismo. Una vicenda che, casualmente, va a ricadere proprio nell’anno del trentesimo anniversario della pubblicazione di Nevermind.

Kurt Cobain fu l’unico artista di quella generazione a essere sincero fino alla fine e senza mezzi termini. E questo, probabilmente, fu anche il motivo per cui i Nirvana, e la morte di Cobain, furono così grandi; per una volta fu tutto vero. Molte persone pensavano che Kurt Cobain fosse semplicemente ironico, ma nessuno aveva capito che forse era l’unico in tutto il panorama musicale di quel periodo a non esserlo affatto.

I suoi testi dicevano esplicitamente che odiava la vita e voleva morire, e la sua musica era un rumoroso lamento doloroso che esprimeva la sua profonda tristezza. Fu l’unico genio pop di quella generazione che riuscì a dare alle persone esattamente quello che volevano, e con assoluta sincerità.

Del resto, cosa potrebbe fare più effetto (sotto l’aspetto mediatico) di un album memorabile come Nevermind e di un colpo di fucile sparato dritto in faccia?

Kurt Cobain e Nevermind furono l’asse trainante del sound grunge di Seattle, che nel 1991 spazzò via il decennio degli Ottanta, grazie alla produzione pulita di Butch Vig, definito da molti “l’assassino senza volto del genere metal”.

Furono sufficienti pochi riff orecchiabili provenienti da Aberdeen (quella che sta negli Stati Uniti d’America) e una forma di poesia cinica ed elementare per cancellare e smantellare le illusioni e le promesse del decennio precedente.

Fu così che, case discografiche e riviste di settore diedero l’estrema unzione a tutte le rockstar e alle band glam metal, iniziando a spalare fango sulle loro “tombe”. Il genere metal fece la fine di Napoleone Bonaparte, mentre il grunge divenne il fenomeno pop musicale (e sociale) della prima metà degli anni ’90, e soprattutto riuscì nel suo intento: rendere commercialmente impopolare il metal.

La rivincita dei cosiddetti losers, della normalità, attraverso il messaggio implicito: “noi siamo come voi, musicisti e fan”.

“Il nostro secondo album si intitola Nevermind, perché e’ proprio questo l’atteggiamento oggi più diffuso tra la gente: di fronte a tutto quello che succede, si preferisce dire “Non importa”, o “Chissenefrega”, piuttosto di agire, di reagire in qualche modo, magari prendendo una bomboletta di vernice per scrivere graffiti sui muri, o anche formando una rock band con la quale esprimere qualcosa”. (Kurt Cobain)

Negli anni Novanta, dunque, si tornava a trattare il tema della religione, non più trainata dal revival gospel di Bono Vox e soci o dal fanatismo pseudo esoterico, ma secondo la visione Marxista in cui la religione viene vista come l’oppio dei popoli.

Due brani quali Lithium dei Nirvana e Opiate dei Tool sono stati l’apice lirico del parallelismo tra il principio attivo e stabilizzatore di un farmaco come il litio, nei casi di disturbo bipolare, e l’influenza della fede, della religione, su quelle menti umane meno stabili ed asintomatiche. Cosicché, Kurt Cobain e Maynard James Keenan si fecero portavoce di quel messaggio nichilista.

In conclusione: i Nirvana diventarono in brevissimo tempo la band più importante della scena mondiale e Smells Like Teen Spirit la canzone simbolo degli anni ’90.

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