Noel Gallagher: recensione di Black Star Dancing

Recensione a cura di Chiara Profili

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Noel Gallagher è tornato a produrre musica con i suoi High Flying Birds.

A due anni di distanza da Who Built the Moon?, il maggiore dei fratelli Gallagher pubblica un EP di cinque tracce, di cui due sono solamente versioni remixate della title track. Black Star Dancing è il titolo del nuovo disco di Noel, che ormai già da tempo ci ha abituati a sonorità ben diverse da quelle che tanto avevamo amato negli anni ‘90.

Gli Oasis non ci sono più, è un dato di fatto. Sebbene Liam stia continuando a percorrere la strada già battuta, con discreti risultati come abbiamo constatato dall’uscita del suo ultimo singolo Shockwave, appare ormai chiaro che Noel abbia voglia di sperimentare, di evadere dai confini che il nome Oasis aveva delineato. E lo fa con tre brani diversissimi tra di loro.

Black Star Dancing, lo dice anche il titolo, è un brano elettrodance, che avrà sicuramente fatto storcere il naso ai conservatori, ma che tutto sommato risulta un buon esperimento disco funky, di quelli che fanno sculettare.

D’altronde, in un’epoca in cui i nemici del rock vanno individuati in ben altri lidi, un po’ di dance non può far male a nessuno. Black Star era anche il titolo dell’ultimo album di David Bowie, guarda caso un altro sperimentatore, che con la musica ballabile ha decisamente avuto a che fare.

La seconda traccia è Rattling Rose, un brano dal sapore retrò, talmente retrò che parte del ritornello esisteva già nel 1994, in un brano del cantautore Edwyn Collins. Diciamo che Noel ha spesso ‘omaggiato’ i suoi artisti preferiti e lo ha sempre fatto camuffando piuttosto bene gli originali, rivestendoli nel suo stile. Comunque il brano risulta piacevole; nulla di eclatante nella soffice melodia di Rattling Rose, ma il timbro dell’ex Oasis è talmente ammaliante che anche la canzone lo risulta.

La vera chicca di Black Star Dancing è sicuramente Sail On, un brano agrodolce alla Ed Sheeran, nel quale Gallagher fa risaltare il cantato, mantenendo la base ai minimi termini. “Sail On”, salpa per nuovi porti, verso nuove frontiere, che siano musicali, amorose o lavorative. Il messaggio di Noel è chiaro: perché piangerci addosso nelle infelicità della vita, quando possiamo fare i bagagli e lasciarci tutto alle spalle? Sicuramente ci mancherà ciò che è stato parte del nostro passato, ma il tempo che ci è dato su questo pianeta è troppo poco per sprecarlo su percorsi che non ci appartengono più.

Anche perché si cresce ed è impensabile pretendere che un artista di 52 anni faccia ancora la stessa musica di quando ne aveva 27.

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Comunque, a questo punto della sua carriera, un pezzo così da lui era difficile aspettarselo. Se Liam fa uscire un singolo, lo ascolti e sei contento di sentire ciò che immaginavi, con Noel è l’esatto opposto: a volte rimani deluso, altre, come in questo caso, ti ritrovi ad ascoltare una canzone sorprendente, ispirata ed introspettiva, al punto tale da essere in grado di smuoverti qualcosa dentro. Se il risultato delle sperimentazioni del Chief di Manchester è questo, ben venga.

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