Oasis: recensione di (What’s the story) Morning Glory?

Recensione a cura di Chiara Profili

2 Ottobre 1995. Gli Oasis pubblicano il loro secondo album, il celebre (What’s The Story) Morning Glory?.

L’album arriva ad un anno dal debutto discografico della band inglese, che con Definitely Maybe aveva già guadagnato i pareri favorevoli del pubblico e della critica.

I media ci avevano messo del loro, alimentando quella che è ancora oggi ricordata come la “Band Battle” degli anni ‘90, la faida tra Blur e Oasis.

Onestamente, non ho mai capito il motivo di questa contrapposizione tra due band diversissime tra loro, che avevano come unico punto in comune il periodo storico e la provenienza geografica (e nemmeno troppo, visto che le contee di origine sono ben distanti tra loro).

Fatto sta, che ciò contribuì a dare vita a molti stimoli artistici nell’ambito di quello che è chiamato “brit pop”, così come era già successo ai tempi dei Beatles e dei Rolling Stones. Le rivalità generano creatività.

(What’s The Story) Morning Glory? è sicuramente il miglior disco della band capitanata dai fratelli Gallagher, da cui vennero estratti ben sei singoli, tutti di successo, a riprova del fatto che siamo davanti ad un lavoro completo e ispirato, senza momenti morti o cadute di stile.

In esso sono presenti due dei brani più emblematici e conosciuti nell’intero panorama brit pop, ovvero Wonderwall e Don’t Look Back in Anger.

Le sensazioni che suscita l’ascolto di questo album vanno dall’ottimismo, alla spensieratezza, all’euforia. Brani come She’s Electric, Roll With It e Some Might Say sono un’autentica boccata d’aria fresca, mentre la ballad Champagne Supernova è un sognante viaggio psichedelico, pezzo immancabile nei live degli Oasis.

Per quanto mi riguarda, con questo disco, la premiata ditta Gallagher si aggiudica il gradino più alto nel podio del “brit pop”, assicurandosi la gloria eterna nella storia del rock.

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