Bodoni: recensione di Domestik Violence

Bodoni

Domestik Violence

Autoproduzione

5 aprile 2021

genere: grunge, alt-rock, emo-core, post-grunge

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

“Non tornare più, non ci pensare mai a noi, non ti voltare, non scrivere. Non ti fare fottere dalla nostalgia, dimenticaci tutti”. Questo è quello che, oggi, probabilmente, Philippe Noiret, nei panni di Alfredo in Nuovo Cinema Paradiso, consiglierebbe ai Bodoni, band grunge originaria di Ferrara.

A distanza di tre anni dalla pubblicazione dell’EP Liveb, il quartetto emiliano, in barba alle tendenze musicali dell’attualità, manda alle stampe il suo album d’esordio Domestik Violence, anticipato dall’uscita del singolo Lipstick, con il quale ci riporta sulle strade flanellate di Seattle, catturando 10 istantanee che profumano esplicitamente di revival epidermico grunge.

Si ricerca l’infinito, l’eternità e la nostalgia di un presente che ci muore tra le mani, ripercorrendo in retromarcia e a tutto gas quel tragitto emozionale obbligato che dal fiume porta all’oceano, tuffandosi nelle acque torbide del Seattle Sound.

Domestik Violence, nel suo malinconico perimetro narrativo dal vezzo a dir poco anacronistico, prende forma attraverso una serie di flashback che riavvolgono il nastro dei ricordi come una fotografia che riemerge dai cassetti, rievocando quel desiderio Ulissiano di ritorno a un luogo di appartenenza e ricongiungendoci, a mo’ di catarsi, a quel retaggio culturale figlio del fermento adolescenziale di quel periodo strettamente legato al cordone ombelicale degli anni ’90.

Se dal punto di vista tematico i Bodoni affrontano, con lo stomaco dolorante, le difficoltà delle relazioni interpersonali nella contemporaneità, sempre più alienante e distopica, nella quale, tra contraddizioni e relativismo assoluto, si respira un forte sentore di rassegnazione e impotenza, sotto l’aspetto strumentale i quattro grungers ferraresi strattonano la memoria di quei maglioni e pullover trasandati con tutta una serie di contaminazioni psichedeliche, acide e garage-fuzz, amplificate dal malessere di uno spartito fuzz-sonico aggressivo, abrasivo, adrenalinico, rabbioso, sulfureo, melodico e distorto.

Un insieme caleidoscopico di trame vintage che, al netto di episodiche deviazioni verso derive emo-power e hardcore, ricalca fedelmente (pur senza aver mai vissuto il tempo cairologico di quel sofferto lamento adolescenziale) il sentimento inquieto ed eucaristico di realtà iconiche dell’epopea grunge, quali i Nirvana di Bleach, gli Alice In Chains di Dirt e i Mudhoney di Superfuzz Bigmuff.

Facebook: Bodoni

Membri della band:

Nico P. : voce e chitarra

Danny: batteria

Memo: chitarra

Parme: basso

Tracklist:

1. Roving Athwart The Inner Shadow

2. Blinding Figure Of Desire

3. Sharp Toe

4. Influencer Influenza

5. Coming Over

6. Midtown Massacre

7. Lipstick

8. Restroom Stigma

9. I Google Searched Your Name And All I Got Back Was Did You Mean…

10. Where The River Flows

Credits:

Produzione affidata a Federico Viola di Animal House Studio. Mastering curato da Andrea De Bernardi dell’Eleven Mastering Studio.

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