Aiazzi/Maroccolo: recensione di Mephisto Ballad

Aiazzi/Maroccolo

Mephisto Ballad

Contempo Records/Goodfellas e pubblicato in digitale da Ala Bianca

18 febbraio 2021

genere: ambient, noir, elettronica, lounge

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Il poster dell’album è dominato dal colore rosso: scenografia che fa da ponte immaginario tra l’intenso spettro di colori di un’alba apocalittica e il riflesso rosso carminio di un suggestivo sunset boulevard.

Un’immagine dal forte impatto cromatico (quanto mai attuale se pensiamo alla mappatura delle regioni, colore per colore, in questo periodo di pandemia) che anticipa parte della sfera emotiva e tematica di Mephisto Ballad, il nuovo ed inedito lavoro in studio del duo Antonio Aiazzi e Gianni Maroccolo, edito il 18 febbraio per Contempo Records/Goodfellas e distribuito in digitale da Ala Bianca.

Mephisto Ballad è una retrospettiva sentimentale i cui ingredienti principali sono il tempo e l’amicizia: a distanza di quarant’anni dalla nascita di quel movimento neo-rinascimentale fiorentino, i due musicisti toscani, così come vengono raffigurati nell’artwork, vanno alla ricerca di quel primordiale spirito post-punk dei primissimi anni ’80, ripercorrendo la parabola formativa e creativa di quel vissuto storico, quando a Firenze il giornalista e animatore culturale Bruno Casini e i Litfiba diedero vita alla Mephistofesta, una performance tra reale e metafisico in cui si respirava la stessa aria tumultuosa di un’Europa travolta dall’ondata new wave e dalla circolazione incontrollata delle droghe pesanti.

Il progetto mefistofelico di Aiazzi e Maroccolo, che coinvolge, come ospite, anche Giancarlo Cauteruccio (regista e figura di spicco della scena teatrale sperimentale con i suoi Krypton), con i suoi versi liberamente ispirati al Faust di Goethe, sembra voler chiudere un cerchio essenziale: a dimostrare da una parte l’ineluttabile ciclicità del tempo e dall’altra la linearità dello stesso, e raggiungendo, attraverso la consapevolezza conseguita nel corso di quella lunghissima traiettoria emozionale, l’accettazione della vita nella sua duplicità delle cose, senza mai farsene cruccio.

Il duo Aiazzi-Maroccolo, fedele ad una integrità artistica, oggi, sempre più rara, rinforza (qualora ce ne fosse stato ancora bisogno) un sodalizio professionale, ma prima di tutto umano, nato già prima della fondazione dei Litfiba: quello che gli esperti chiamano doppelgänger temporale. Ovvero, la versione di sé stessi che si può incontrare durante un viaggio nel tempo: un duplicato di sé (Saramago docet) in una diversa linea temporale della propria storia, che appartenga al passato, presente o futuro, come uno spirito incapace di scomparire, e che forse è più tangibile di quanto si possa immaginare.

Mephisto Ballad riprende quel continuum narrativo, come in un’unica e lunga suite, tra sonorità sperimentali dall’approccio psichedelico-minimalista, sfumature afro-beat in ottica ambient ed elettronica gregoriana, oscura e cosmica, dal taglio drammaturgico, solenne e cinematografico: un bouquet di emozioni turbolente ma al tempo riservate e taciturne, quasi a voler rivitalizzare vecchi entusiasmi e a conferire, oltre l’aura mistica, irrequieta, poetica e teutonica, un’impronta folkloristica, letteraria e autobiografica all’intera opera.

Uno spartito visionario da cui emergono atmosfere liturgiche e teatrali in linea con il mito e il paradigma faustiano: da non leggersi come diavolerie sataniche, bensì nella veste di un Mefisto, astratto o materialmente palpabile, compagno di avventure, e mai quale nemico demoniaco.

La titletrack incarna il manifesto empatico e onirico di questa produzione sintetica e crepuscolare. Una ballata dal sapore noir e dai lontani echi pinkfloydiani ci introduce a una sorta di requiem emozionale e raffinato, scandito da toni intimi, riflessivi, cupi e salmodiati, che accompagnano tutte quelle anime tormentate da demoni inquieti, ma instancabilmente alla ricerca di solitudine e pace interiore.

Mephisto Ballad, nell’intento nobile e sincero che scaturisce dalla commistione tra il pianoforte del marchese Aiazzi e il basso perpetuo di Maroccolo, rimette in moto un meccanismo creativo che va a recuperare le conoscenze legate ai ricordi acerbi della gioventù, ma rivisitate in chiave moderna (come, ad esempio, il brano E.F.S. 44 Ethnological Forgery Series, poi pubblicata nel primo EP dei Litfiba), con la sensibilità e l’esperienza dell’uomo romantico (definita dal termine tedesco “streben”, con cui si esprime una concezione della vita come sforzo incessante, tentativo continuo di superare un qualunque ostacolo sia materiale che spirituale), al fine di trasmettere tutto un percorso introspettivo di crescita e di esaudire quello che, evidentemente, era un loro vecchio sogno nel cassetto: tornare a comporre musica insieme.

Come un fuoco che non hai mai smesso di ardere, nella incessante, altalenante e simbiotica lotta tra le linee di confine che coinvolgono e mescolano le forze del bene e del male, il duo Aiazzi-Maroccolo si incammina verso questo nuovo tragitto solitario, senza la necessità di prefiggersi una meta definita e distaccandosi dalle psicosi collettive di questo mondo, come se ne fossero gli unici superstiti: un ritratto, o una fotografia, che i due Maestri porgono ai loro contemporanei sottoforma di carezza, come la loro più autentica quintessenza.

Nella sua ostentata analogia tra passato e presente, Mephisto Ballad procede, lentamente e dolcemente, su quel viale del tramonto, simbolo di un vero e proprio cammino di perseveranza e fratellanza: una di quelle storie che, nonostante abbia subìto lunghe deviazioni, ha poi ritrovato quelle orme lasciate in sospeso, ma con nuovi passi.

Tracklist:

1. EFS Quarantaquattro
2. Streben
3. Det sjunde inseglet
4. Das Ende
5. Die Ballade von Mephisto
6. Die Laster
7. Mephisto Ballad
8. Doppelgänger

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