Recensione a cura di Andrea Musumeci
25 settembre 1972.
I Black Sabbath pubblicano Vol.4, il quarto album in studio per il gruppo di Birmingham.
Vol.4 si distaccava leggermente dai tre dischi precedenti, grazie all’ispirazione progressive di Tony Iommi: tracce come Under the Sun e Cornucopia portavano ancora avanti lo stile doom dei Sabbath, mentre Snowblind e Changes erano elementi totalmente nuovi rispetto al background stilistico della band.
Determinate influenze ed alcuni cambiamenti davano come un senso di freschezza e di rinnovo al sound, proprio per non scadere facilmente nella ripetitività e nella sovrapproduzione di un periodo storico, politicamente ed economicamente, difficile.
Agli inizi degli anni ’70, per la prima volta dal dopoguerra, si interruppe il ciclo di crescita economica della società: il dollaro era la moneta di riferimento per gli scambi internazionali, ma quando la Banca Centrale d’America si accorse che le banconote erano in sovrapproduzione, per via del finanziamento della guerra nel Vietnam, decise di interrompere la conversione da dollaro in oro, portando così ad una inevitabile svalutazione del dollaro e di tutte le valute dei Paesi collegati economicamente con gli Stati Uniti.
Era il principio dell’inflazione: la moneta di riferimento perse valore, i beni costavano di più e quindi diminuì la domanda. Stava per finire l’epoca della riempimento, rimpiazzata da quella della sostituzione, con conseguente diminuzione della produzione ed aumento della disoccupazione.
La prima metà degli anni ’70 fu un periodo di grossi cambiamenti, culturali, politici ed economici.
Il tema del cambiamento Ozzy Osbourne lo aveva provato sulla sua pelle, tanto da dedicargli il brano Changes, una bellissima ballad voce e pianoforte.
Ozzy aveva rinunciato al suo primo amore, l’aveva lasciata andare nonostante la amasse, nonostante gli anni condivisi insieme, ma fu vittima dei tempi, dei cambiamenti del mondo e dei suoi sbagli, dettati principalmente dalla sua innata vulnerabilità e dalle sue profonde insicurezze.
La magica contrapposizione tra la autorevole potenza dei riff di Tony Iommi e la vulnerabilità del giovane Ozzy. Giorni pieni di lacrime, attraverso la debolezza del rimpianto verso quel passato che non sarebbe più tornato.
Nel brano che apre l’album Vol.4, Wheels of Confusion, Ozzy scopre che il mondo continuerà anche quando non ci saremo più, e che alla fine la spensieratezza della vita era tutta un’illusione, un gioco senza vincitori, un sogno ad occhi aperti.
Il disco si chiude con il brano Under the Sun, in cui esce fuori la consapevolezza di dover convivere con una società sempre più contaminata dalla frustrazione per il successo e dalla finzione dei predicatori. Secondo Ozzy, la vita è una lunga overdose.
E sull’argomento overdose, mi fiderei di Ozzy Osbourne, ad occhi chiusi, ed il brano Snowblind ne è un pezzo più che rappresentativo ed esplicativo.
Under the Sun termina il suo percorso, ed il cammino di Vol.4: un album prog, psichedelico ed antesignano del genere metal, che si chiude con una frase semplice, fatalista e dantesca: “Non lasciare che gente vuota interferisca con la tua vita. Non ti curar di loro e vivi la tua vita”.
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