Bruce Springsteen: la recensione di Letter To You

Bruce Springsteen, E Street Band

Letter To You

23 Ottobre 2020

genere: rock, folk rock

Columbia Records

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Recensione a cura di Chiara Profili

Nell’epoca del digitale, esiste ancora qualcuno che scrive e spedisce lettere?

Parlo di lettere scritte a mano su carta, delicatamente piegate e inserite in una bella busta affrancata.

Molto probabilmente le nuove generazioni non conosceranno mai l’ebrezza di aprire la cassetta della posta e trovarvi, oltre alle odiose bollette, una missiva proveniente da chissà dove, magari da un altro continente, spedita, perché no, da quel parente emigrato in America con cui vi mantenete in contatto; quel cugino italo-americano che vi racconta gioie e dolori del vivere negli Stati Uniti, tra assurde contraddizioni e sogni che si realizzano.

Bruce Springsteen ha deciso di inviarci una lettera, come si faceva una volta. Non un messaggio su WhatsApp, non una storia su Instagram, ma un’epistola cartacea proveniente dagli States.

Eppure aprendo la busta non si sente odore di vecchio; le dodici pagine sono stampate a computer, il font è moderno e la grammatura dei fogli è consistente, delicata al tatto, ma allo stesso tempo robusta.

Il messaggio che ci arriva dal Boss è chiaro e inequivocabile: anche in un anno scellerato come quello che stiamo attraversando, anche in un millennio così musicalmente arido, c’è ancora spazio per le emozioni che solo la buona musica rock può regalarci.

Letter To You è il ventesimo album in studio per Bruce Springsteen, che arriva a sedici mesi di distanza da Western Stars.

Un lavoro che si distacca dalle sperimentazioni del precedente e che possiamo vedere come un ritorno alle origini, al suono pieno e caratteristico della E Street Band e alla scrittura tipica di Springsteen.

Letter To You in un certo senso arriva davvero dal passato, poiché contiene tre brani composti dal Boss nei primi anni ’70 e suonati occasionalmente dal vivo, ma mai pubblicati (Janey Needs a Shooter, If I Was the Priest, Song for Orphans).

Le altre nove tracce, tra cui spicca il singolo Ghosts, sembrano amalgamarsi alla perfezione con questo nucleo primordiale, creando un disco omogeneo, senza passi falsi o momenti morti.

La produzione ci regala un suono corposo, brillante e che mette in luce tutte le peculiarità e la bravura dei musicisti della E Street Band. Jake Clemons raccoglie elegantemente il testimone di suo zio, Big Man Clarence, perché in un disco del genere non potevano mancare quelle calde sferzate di sassofono che ci hanno fatto innamorare del sound springsteeniano.

Resta il rammarico di non poter ancora ascoltare i brani di Letter To You dal vivo e chissà se potremo mai farlo, in un prossimo futuro. Perché si sa, i live di Bruce Springsteen sono un’esperienza unica nel suo genere.

Nel frattempo, rileggeremo le dodici pagine di questa lettera che profuma di rock, di chitarre e di storia, passata, presente e futura.

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