Elton John: la recensione di Goodbye Yellow Brick Road

Elton John

Goodbye Yellow Brick Road

DJM Records (UK), MCA Records (USA)

5 Ottobre 1973

Genere: rock, pop, glam rock

_______________

Recensione a cura di Mamunia

“Harmony, gee, I really love you and I want to love you forever and dream of the never, never, never leaving harmony”

“Armonia, accidenti, ti amo davvero e voglio amarti per sempre e sognare di non perdere mai mai mai l’armonia”

(Harmony)

Di acqua sotto i ponti ne è passata così tanta da far traboccare mezzo secolo di storia della musica. È forte la tentazione di accontentarsi dell’eredità culturale che ci è stata trasmessa: in fondo è stato detto tutto e il suo contrario, gli aneddoti più coloriti sono già stati raccontati, persino i ricordi più sbiaditi hanno potuto reclamare un posto negli annali. Soprattutto, ognuna delle canzoni che compongono Goodbye Yellow Brick Road, il primo album doppio di Elton John, è stata finemente analizzata tanto da critici sapienti quanto da fan appassionati. Perché, dunque, scrivere (e leggere) oggi di una pietra miliare del rock?

“Baby you’re crazy if you think that you can fool me, because I’ve seen that movie too”

“Sei pazzo se pensi di poterti prendere gioco di me, perché l’ho visto anch’io quel film”

(I’ve Seen That Movie Too)

In questi ultimi mesi, molti hanno avuto l’occasione di riscoprire l’estro di un musicista che ha fatto della poliedricità un suo punto d’onore.

La popolarità di Elton John è stata infatti rinvigorita dalla recente e fortunatissima esperienza cinematografica di Rocketman, biopic musicale del 2019 diretto da Dexter Fletcher. Il film è stato seguito a ruota dalla pubblicazione dell’autobiografia Me (edita in Italia da Mondadori) e, l’anno seguente, da quella di Elton Jewel Box (Universal Music), un corposo cofanetto con decine di tracce inedite e rare. Il miglior modo per approfondire un artista resta quello filologico, seguendo l’ordine cronologico delle sue pubblicazioni. Tuttavia, emotivamente non c’è nulla di più potente di una forte infatuazione: la passione per la musica non può prescindere da questo afflato irrazionale, idilliaco, a tratti onirico. Ecco allora che Goodbye Yellow Brick Road rappresenta il coup de foudre ideale.

“You had the grace to hold yourself while those around you crawled”

“Resistevi con grazia mentre intorno a te gli altri si trascinavano”

(Candle In The Wind)

Spesso presentato come il maggiore successo dell’intera discografia eltoniana, Goodbye Yellow Brick Road risulta indubbiamente emblematico per come certi topoi dell’iconico stile si siano cristallizzati negli anni e negli ascolti. La poetica di Bernie Taupin è stata capace di accarezzare l’immaginario di intere generazioni, disegnando con tratti precisi le personalità dei protagonisti in ciascun brano, popolando l’album di una folta e vivace comunità di personaggi, singolarmente illustrati da David Larkham. La band storica è inoltre qui al completo: Davey Johnstone alle chitarre, Nigel Olsson a batteria e percussioni, Dee Murray al basso e persino Ray Cooper al tamburello su All The Girls Love Alice (insieme a Kiki Dee impegnata nei cori).

“The roses in the window box have tilted to one side, everything about this house was born to grow and die”

“Sul davanzale le rose erano curve sullo stelo, tutto in questa casa sembra essere stato fatto per crescere e morire”

(Love Lies Bleeding)

Ascoltando Goodbye Yellow Brick Road, anche chi si approccia per la prima volta a Elton John riceve un’immediata e completa panoramica di ciò che il suo genio ha portato in dono all’umanità. Sono sufficienti le due tracce che in medley aprono il doppio album a richiamare tutta l’attenzione dell’ascoltatore: un accordo in La fa da ponte tra Funeral For a Friend e Love Lies Bleeding e le abilità di Reginald Dwight come compositore si rivelano, preziose e indiscutibili, così come quelle di performer e musicista.

Ogni interpretazione è perfetta e ciascuna delle 17 canzoni pubblicate (sul totale delle 21 registrate in studio) mette chiaramente in luce uno o più dei suoi punti di forza. Il primo fra molti: una voce con un timbro unico e un falsetto che è impossibile superare in qualità.

“It’s no good living in the sun playing guitar all day, boogalooing with my friends in that erotic way”

“È inutile vivere suonando la chitarra tutto il giorno, facendo baldoria con gli amici in quel modo così erotico”

(Jamaica Jerk Off)

Nelle intenzioni originali, l’album avrebbe dovuto essere registrato in Giamaica, ma la situazione nella capitale non lo permise: i movimenti per le rivendicazioni sociali e politiche rendevano il soggiorno pericoloso. Elton rivela di aver subito aggressioni da parte dei manifestanti all’ingresso e all’uscita dagli studi. Alle difficoltà ambientali, si aggiunsero quelle di approvvigionamento delle attrezzature in sala di registrazione; ciò persuase la band a trascorrere la maggior parte delle giornate in hotel e a bordo piscina.

“They’re weird and they’re wonderful. Oh, Bennie, she’s really keen. She’s got electric boots, a mohair suit, you know I read it in a magazine”

“Sono strani e meravigliosi. E Bennie… lei è davvero grande. Indossa stivali elettrici, un completo in mohair. Sai, l’ho letto su una rivista”

(Bennie And The Jets)

Fu per tutte queste ragioni che Goodbye Yellow Brick Road venne infine registrato allo Château d’Hérouville: all’arrivo in Francia, Elton aveva già completato la stesura di tutti i brani, la maggior parte dei quali scritti in poche ore al piano elettrico, nella sua stanza a Kingston. Lo Château non poteva certo considerarsi uno studio all’avanguardia, ma come ricorda lo stesso Elton, lo circondava un’atmosfera magica e le sessioni di registrazione filarono via lisce. Se per Elton e Bernie il grande successo era sopraggiunto con Rocket Man, con Goodbye Yellow Brick Road arriverà la definitiva consacrazione del duo compositivo.

“Cry for the darkness to come down on me, for confusion to carry on turning the wheel”

“Piango per l’oscurità che scende su di me, per la confusione che continua a far girare la ruota”

(This Song Has No Title)

Le recenti rivelazioni biografiche hanno messo in luce le fragilità di un uomo in contrapposizione alla sua sfavillante rappresentazione scenica. Un’inedita chiave di lettura che ci permette oggi di rileggere questi brani in un’ottica nuova, come un dipinto che ritrova la brillantezza dei suoi colori liberato dagli strati di polvere depositata negli anni.

Tanto i fan di vecchia data quanto i nuovi estimatori sono dunque uniti in questa (ri)scoperta: le poesie di Bernie Taupin e le invenzioni melodiche di Elton John brillano di luce nuova, fresca. Goodbye Yellow Brick Road è un album attuale, per tematiche e arrangiamenti: nulla lascia intuire che, a dividere il nostro presente dalla sua originaria data di pubblicazione, ci siano quasi cinquant’anni di storia della musica.

“Oh I’ve finally decided my future lies beyond the yellow brick road”

“Ho finalmente deciso che il mio futuro mi attende oltre la strada lastricata di mattoni gialli”

(Goodbye Yellow Brick Road)

La celebre copertina di David Larkham, con il suo malinconico riferimento al Mago di Oz, prima ancora che alla testa, colpisce al cuore e lo fa suo fin dal primo momento. Può capitare di incontrare qualcuno per il quale provare, al primo sguardo, un interesse travolgente, improvviso e inaspettato, prima ancora che una sola parola venga pronunciata: come due predestinati a innamorarsi che per la prima volta si guardano negli occhi, così Goodbye Yellow Brick Road ti travolge, occupando l’intero campo uditivo, un big bang sonoro capace di spazzare via ogni considerazione sul resto del mondo. La barriera del tempo decade nella preziosità di un’opera che rivive, ad ogni ascolto, in un eterno presente. E cos’è il tempo per la musica? Eternamente giovane, eternamente bella, eternamente tua.

Credits:
Music & Lyrics by Elton John & Bernie Taupin. Produced by Gus Dudgeon. Orchestral Arrangements by Del Newman. Recorded at Château d’Hérouville (FR).
https://www.facebook.com/EltonJohn

Tracklist:

Lato 1
1. Funeral For A Friend / Love Lies Bleeding
2. Candle In The Wind
3. Bennie And The Jets

Lato 2
4. Goodbye Yellow Brick Road
5. This Song Has No Title
6. Grey Seal
7. Jamaica Jerk-Off
8. I’ve Seen That Movie Too

Lato 3
9. Sweet Painted Lady
10. The Ballad Of Danny Bailey (1903-34)
11. Dirty Little Girl
12. All The Girls Love Alice

Lato 4
13. Your Sister Can’t Twist (But She Can Rock ‘N’ Roll)
14. Saturday Night’s Alright (For Fighting)
15. Roy Rogers
16. Social Disease
17. Harmony

© 2021, Fotografie ROCK. All rights reserved.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.