Lhasa Society: recensione di OBE

Lhasa Society

Obe

Overdub Recordings

4 marzo 2022

genere: elettronica, post-rock, strumentale, dark ambient, psych, space

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Dopo la pubblicazione dei primi due album, la band synth-rock torinese Lhasa Society manda alle stampe il suo terzo capitolo discografico intitolato Obe, edito per l’etichetta Overdub Recordings e anticipato dall’uscita dei singoli Diapente, 432 e Nyinub.

Fortemente influenzati dal tema del viaggio oltre il corpo e convergendo le proprie conoscenze nelle otto tracce che compongono questo nuovo spartito, i tre componenti dei Lhasa Society (Victor Bomì, sintetizzatori e chitarra, Debbands, sintetizzatori e sequencer, e Igor, sintetizzatori e batteria), continuano ad alimentare un trip compositivo rigorosamente strumentale, utilizzando elettronica e chitarre come infuso narrativo orientato alla volta di ignoti orizzonti sonori.

Il filo conduttore dell’opera è la metempsicosi: il viaggio delle anime immortali attraverso il tempo, sulla scia del film Cloud Atlas dei fratelli Wachowski, registi di Matrix. Separare anima e corpo, quasi come fossero due realtà poste una accanto all’altra o sovrapponibili, è un pensiero inverosimile.

Rinunciando all’impatto della sfera testuale per concedersi totalmente alla connessione simbiotica tra arte visuale e musica, i Lhasa Society provano ad abbracciare territori multisensoriali ancora inesplorati, muovendosi verso una dimensione ultraterrena di mediazione metaforica tra volere divino e lato oscuro dell’essere umano, per mezzo di quelle esperienze extracorporee note con l’acronimo O.B.E., dall’inglese Out of Body Experience.

Le otto tracce di Obe, in equilibrio tra intrecci dinamici e ritmiche catartiche, rievocano le forme cristallizzate e granulose della psichedelia onirica ed extrasensoriale, reincarnandosi e materializzandosi sottoforma di alchimia strumentale in cui allucinazioni psicotrope indotte si mescolano ai misteriosi circuiti sinaptici della mente.

Una combinazione sciamanica di note, suoni e suggestioni epidermiche dall’impronta space-industrial, che aderiscono alle ambientazioni magiche, argentee, fluide e melodiche del post-rock di sponda Maserati, Moderat e Mogwai, accompagnate da effetti digitali ipnotici, sfumature kraut e sinfonie notturne di sintetizzatori al neon, con beat sostenuti da un french touch ovattato di rimando Air.

Quello dei Lhasa Society è un tragitto visionario e introspettivo dell’anima a bordo di un vascello cosmico, che aumenta e decrementa progressivamente il suo impatto riflessivo e impetuoso, nel suo linguaggio ascetico e circolare, sviluppando varchi percettivi alternativi in grado di esplorare nuovi regni della coscienza. Ne consegue un moto perpetuo e umorale, che si propaga attraverso una miscela fumosa di dilatazioni foniche e sonorizzazioni amniotiche e multimediali che finiscono per confluire nella crasi tra corporeo e spirituale.

Nell’immaginario collettivo, la musica è considerata una vera e propria macchina del tempo, in grado di farci passare, in pochi istanti e rimanendo assolutamente immobili, da un’epoca temporale all’altra, sia nel passato che nel futuro, in terre lontane e sconosciute, spingendoci a scavare nelle nostre emozioni, anche quelle che vorremmo seppellire.

Al di là delle interpretazioni o delle percezioni che possono scaturire dall’ascolto di un disco come Obe, e discostandosi da quelle che sono le strategie di seduzione da parte della tecnologia moderna, i Lhasa Society assecondano il sentimento di chi vorrebbe tramandare certe radici culturali, sempre più minacciate dall’omologazione e dalla cancel culture dell’attualità, conservando tutte quelle cose che contengono i segni del tempo.

facebook.com/lhasasociety

Membri della band:

Victor Bomì: Synth – Guitar

Debbands: Synth – Sequencer

Igor: Drum – Drum Synth

Tracklist:

1. 432
2. Diapente
3. Nyishar
4. Nyinub
5. Hovering
6. Changa
7. Paralyze
8. Astral

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