Petrolio: recensione di Club Atletico

Petrolio

Club Atletico (EP)

5 marzo 2021

Depths Records

genere: elettronica sperimentale, rumorismo, synth ambient, industrial, dark ambient

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

A distanza di un anno dalla pubblicazione dello split album con Wear And Tear e Yuro Araki, il poliedrico polistrumentista astigiano Enrico Cerrato, in arte Petrolio, rilascia il suo nuovo EP intitolato Club Atletico, edito il 5 marzo scorso per l’etichetta indipendente londinese Depths Records ed accompagnato dall’uscita del primo singolo El Silencio.

Nel suo sviluppo visuale e tematico, quello di Enrico Cerrato è un comeback discografico dichiaratamente ispirato alla crudeltà delle dittature sudamericane degli anni Settanta, al tempo della guerra fredda tra Est e Ovest, tra fronte filoamericano e fronte filosovietico, e della cosiddetta “guerra sporca” dei militari sudamericani, che va dalla rivoluzione cubana degli anni Sessanta al golpe argentino di Rafael Videla, passando per il regime cileno di Augusto Pinochet.

Nel silenzio assordante dell’opinione pubblica dell’epoca, sono state perpetrate le torture più feroci ai danni dei dissidenti politici rapiti, con l’obiettivo di eliminare qualsiasi forma di protesta presente nell’ambiente culturale del Paese. E a tal proposito vi starete chiedendo se, dopo diversi decenni e con scenografie e attori differenti, vi sia o meno un’analogia con il panorama distopico del presente.

Attraverso le quattro istantanee della nuova release, nell’intento di risvegliare quella memoria a lungo termine, Petrolio prosegue la sua ossessiva ricerca del suono, rigorosamente strumentale, destrutturando e manipolando la materia elettronica, alimentando il mantra emozionale delle sue creazioni come un lievito madre dalla consistenza oscura e scarnificando quel legame di sintonia-distonia tra rumore ambientale e rumorismo post-industriale.

Nel suo mood metaforico e inquietante, Enrico Cerrato ci conduce in un labirinto immaginario, buio e caustico fatto di prigionia, reclusione, repressione, agonia e isolamento, quale testimonianza di quegli incubi dissonanti e dell’asfissiante senso di impotenza dei dissidenti politici socialisti catturati e seviziati nelle celle del centro di detenzione Club Atletico.

Un concept dark ambient dai tratti marcatamente abrasivi e spettrali che, in tutta la sua forza esecutiva ed evocativa, si contorce sottoforma di sonorità doom sgranate, solenni, compresse, pneumatiche, siderurgiche, sabbathiane, marziali, liturgiche, logore, crepuscolari, sepolcrali, droniche, distorte, atmosferiche, solfuree, gotiche, sospese e dilatate, fino al raggiungimento della saturazione estetica e cosmica in ogni elemento fonico.

Vortici sonici e claustrofobici mettono a nudo il lato più pesante, lento e drammatico dell’opera, trascinando l’ascoltatore tra gli echi sordi di quei luoghi di tortura e rievocando le ombre, la desolazione, l’angoscia e i momenti di tensione di quelle storie che, oggi, sembrano così lontane, in cui sofferenza emotiva e sofferenza fisica si mescolano, diventando un tutt’uno senza via di ritorno.

Ogni passaggio di Club Atletico è, dunque, un atto transitorio che si manifesta nella simbologia di quello che rappresenta dal punto di vista storico e sociale: la disumanizzazione della società, la follia perpetrata dall’essere umano in nome di un ideale politico e il male oscuro dell’anima, in una sorta di trilogia del dolore che, perennemente sul ciglio dell’abisso e del collasso, si mostra immutata nelle piaghe da decubito della contemporaneità.

https://www.facebook.com/petruspetrolio

Credits:

Alla tracks by Petrolio

Recorded, mixed and mastered by Petrolio in +Esistenze Studios

Artwork by Cristiano Baricelli

Graphic by Petrolio

Tracklist:

1. Agua Y Tierra

2. El Silencio

3. Y Nada Queria Saber

4. 2403

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