Wilco: recensione di Yankee Hotel Foxtrot

Wilco

Yankee Hotel Foxtrot

Nonesuch

23 Aprile 2002

genere: alternative rock, indie-rock

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Recensione a cura di Mamunia

Yankee Hotel Foxtrot è il quarto album in studio dei Wilco, gruppo formato a Chicago nel 1994 che affonda le radici nell’alternative country, nel folk e nel roots rock.

È l’album della svolta: grazie a Yankee Hotel Foxtrot i Wilco cambiano completamente (e nuovamente) pelle, si lasciano alle spalle l’ottimo esperimento nel pop cantautoriale di Summerteeth per virare in modo deciso verso un approccio per loro inedito alla sperimentazione, sia in fase compositiva che in chiave strumentale.

Tutti i brani sono scritti da Jeff Tweedy insieme al polistrumentista Jay Bennet. Il sodalizio creativo tra i due termina qui: le nervose sessioni in studio sono ben raccontate nel film documentario I Am Trying to Break Your Heart, uno spaccato che chiarisce l’origine conflittuale dell’album e che fotografa in modo spietato le tensioni tra i musicisti. Anche Ken Coomer, batterista al seguito di Tweedy già dalla precedente esperienza con gli Uncle Tupelo, abbandonerà la barca prima della fine delle registrazioni, sostituito in corsa dall’ottimo e poliedrico percussionista Glenn Kotche.

Comincia a prendere forma anche la lineup attuale: agli originari Jeff Tweedy (voce e chitarra) e John Stirratt (basso), si affiancano Glenn Kotche (batteria e percussioni) e Mikael Jorgensen (tastiere, synthesizers, piano, organo, sound manipulation). Si aggiungeranno qualche anno dopo anche Nels Cline, virtuoso chitarrista dalle origini jazz, e Pat Sansone, polistrumentista: prima ancora che alle registrazioni di Sky Blue Sky, parteciperanno ai concerti live ripresi in Kicking Television, registrati presso il Vic Theater di Chicago nel Maggio del 2005.

Con Yankee Hotel Foxtrot inizia a delinearsi in modo sempre più esplicito anche quella che è la poetica di Jeff Tweedy con i Wilco, in termini di propria creatura ed estensione. L’album è concepito e progettato nella sua interezza e non assemblato a partire da una sequenza di canzoni: questa singolarità strutturale è ciò che si frappone tra i due cantautori e che determina l’attrito fatale.

La tracklist dell’album, per la qualità dei brani, ma anche per la persistenza nella memoria degli appassionati, sembra configurarsi come una sorta di “best of”. È difficile coglierne i punti deboli e può essere altrettanto arduo, ma non impossibile, individuare quali siano i titoli che svettano sugli altri.

Ashes of American Flags può apparire oggi profetica: il suo testo con la sua dura critica alla cultura americana, anticipa di poche settimane la tragedia dell’11 Settembre. La canzone, dunque, associata alle due torri in copertina, può suscitare una sinistra sensazione di dejà vu. I Am Trying To Break Your Heart, scritta dal solo Tweedy, è la traccia ideale in apertura dell’album perché permette di individuare immediatamente il mood complessivo dell’opera, come il prologo di una tragedia greca ha la funzione di introdurre il dramma.

Le sferzate elettriche della chitarra su I’m The Man Who Loves You introducono una canzone dal carattere melodico apparentemente tradizionale, ma le trame noise che si manifestano in chiusura sferzano l’orecchio e costringono a riconsiderare la natura della canzone nel suo complesso: dagli arpeggi acustici ai contrappunti sulla linea vocale principale, ai cori appena accennati e celati sotto l’assolo di chitarra. Il set è completato dalla delicata malinconia di Jesus, Etc. e del suo video, in cui osserviamo i Wilco suonare e perdersi per le strade di Chicago: “our love is all we have, our love, our love is all of God’s money. Everyone is a burning
sun”.

La confluenza tra i brani dell’album è a volte distorta, distonica, tagliente, altre volte impercettibile, armonica, naturale. Tutto concorre alla formazione di un corpus unico, caratterizzato da un milieu di effetti sonori e turbolenze ritmiche. Il titolo stesso proviene da una delle registrazioni presenti sul boxset The Conet Project: Recordings of Shortwave
Numbers Stations che include stralci di trasmissioni radio dal significato criptico, associate ad agenzie governative e messaggi in codice. Una di queste sequenze, ripresa in coda al brano Poor Places, ripete proprio le parole “Yankee… Hotel… Foxtrot”, echi spettrali di una comunicazione interrotta.

I lavori furono completati a metà del 2001, ma l’etichetta discografica si rifiutò di pubblicare l’album. In Reprise Records c’era appena stata una riorganizzazione aziendale e un rimpasto dei vertici dirigenziali. Il risultato fu l’assegnazione di un nuovo responsabile artistico che, nella sua valutazione del lavoro dei Wilco, ritenne di etichettarlo come poco commercializzabile, data in particolare l’assenza di un brano adatto a promuovere il disco in qualità di singolo.
Jeff Tweedy ottenne la rescissione del contratto dalla Reprise e gli furono riconosciuti gratuitamente anche i diritti dell’album.

Erano intanto trascorse diverse settimane dalla fine delle sessioni in studio e gli mp3 avevano cominciato a circolare illegalmente in bassa qualità sulla rete, perciò gli Wilco optarono per un rilascio ufficiale di Yankee Hotel Foxtrot sul loro sito, il 18 Settembre 2001.

Dopo il primo giorno dalla pubblicazione, l’indirizzo http://wilcoword.net registrò 50.000 visite, otto volte il traffico abituale e quadruplicò le visite per i mesi successivi. Il tour che ne seguì fu un
successo dal punto di vista finanziario e, anche se non era mai stato stampato fisicamente, il pubblico dimostrava di conoscere e cantare le canzoni contenute nell’album.

I Wilco intanto avevano avviato le ricerche di un nuovo partner discografico. La scelta di Jeff ricadde su un’etichetta che fosse in grado di distribuire massivamente l’album ma che, al contempo, avesse nella sua scuderia molte band del circuito del rock alternativo di Chicago. Il gruppo firmò quindi con la Nonesuch, affiliata della Warner proprio come la Reprise. L’album fu così dato finalmente in stampa e la distribuzione fu avviata ufficialmente il 23 Aprile del 2002.

Le torri cilindriche del complesso Marina City sul Chicago River sono diventate iconiche grazie al tributo che i Wilco gli hanno reso sulla copertina di Yankee Hotel Foxtrot, del quale si celebrerà quest’anno il ventennale dalla sua originaria prima pubblicazione. Nel 2002 il successo di pubblico e di critica non si fece attendere: Pichfork assegnò all’album un 10/10, Rolling Stone lo inserì in lista tra i 500 Greatest Album of All The Time al 493° posto, salvo poi aggiornare la posizione nel 2020 al 225°. In generale la maggior parte delle testate specializzate si dichiarò entusiasta. Oggi, a due decenni di distanza, è possibile non solo goderne in termini edonistici, ma anche rileggerlo con il proverbiale senno di poi.

Senza la forza distruttiva e innovativa di Yankee Hotel Foxtrot i Wilco si sarebbero sciolti come neve al sole. Seppure la qualità dei primi lavori resta altissima, va mantenuta entro il perimetro del contesto musicale di cui è figlia. A.M., Being There e Summerteeth sono una forte e decisa dichiarazione di appartenenza culturale e ideologica. Con Yankee Hotel Foxtrot e, in seguito, con A Ghost Is Born e Sky Blue Sky, i Wilco scrivono il proprio manifesto.

Hanno saputo bilanciare tradizione e innovazione in modo impareggiabile e la sterzata compiuta è stata decisiva. Da Yankee Hotel Foxtrot sgorga un melting pot di influenze e spunti originali, che rende onore alla storia della band, ma traccia anche la bisettrice tra le proprie radici culturali e gli intendimenti musicali futuri.

Credits:
Tutti i testi sono di Jeff Tweedy mentre la musica è composta con Jay Bennet, ad eccezione delle tracce 1, 7 e 11 del solo Tweedy .

https://www.facebook.com/wilcohq

Tracklist:
1. I Am Trying to Break Your Heart
2. Kamera
3. Radio Cure
4. War on War
5. Jesus, Etc.
6. Ashes of American Flags
7. Heavy Metal Drummer
8. I’m the Man Who Loves You
9. Pot Kettle Black
10. Poor Places
11. Reservations

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