rOMA: recensione di 1982

rOMA

1982

Overdub Recordings

12 febbraio 2021

genere: emo-core, post-grunge alternative rock

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

A distanza di quattro anni dal disco d’esordio Solo Posti in Piedi in Paradiso, esce 1982, il nuovo album di rOMA, edito il 12 febbraio per Overdub Recordings e anticipato dall’uscita dei singoli Luce, Tranquillo e Spine.

rOMA è il progetto discografico dietro il quale si materializza l’emergenza artistica del cantautore ebolitano Vincenzo Romano, il quale, grazie alla sinergia con Nicola Toro alla batteria e Damiano Corrado al basso, dà vita a uno spartito temprato da un carattere viscerale, ronzante, autobiografico, romantico, malinconico, cinico e disilluso, al cui interno si mescolano la luccicante e spigolosa circolarità del post-rock, ballate atmosferiche ed elettrificate e le sciabolate del post-grunge e noise vecchia maniera, dal taglio distorto e corrosivo come soda caustica.

1982, anno di nascita di Vincenzo Romano, è uno sguardo retrospettivo proprio su quel contesto storico; che se da un lato portava ancora con sé gli strascichi turbolenti e sanguinosi degli anni di piombo, dall’altro iniziava a voltare pagina, mutando pelle in termini di costume e società, verso una cultura di massa sempre più devota all’effimero, all’opulenza e alla spensieratezza.

Nella seconda fatica discografica di rOMA troviamo, dunque, un invisibile filo conduttore che collega gli anni 80 alla contemporaneità, come se fossero i due punti estremi di una tortuosa parabola: partendo dall’alba tecnologica di quell’archetipo di comunità iperconnessa fino a raggiungere, nel nuovo millennio, il suo acme evolutivo e multimediale.

Metaforico, evocativo e passionale: se nella metrica strumentale i ventotto minuti delle otto tracce di 1982 pescano a piene mani dal riverbero energico, abrasivo, sofferto, melodico e identitario di quella controcultura collettiva alt-rock tricolore (Il Teatro Degli Orrori, Massimo Volume, Fluxus, Diaframma, Tre Allegri Ragazzi Morti, Zen Circus e Verdena), dal punto di vista narrativo ed emotivo le liriche, sostenute ed enfatizzate dal furente mare magnum verbale di Vincenzo Romano, ruotano attorno alla caducità dei rapporti interpersonali e agli stereotipi di una società moderna sempre più isolata e alla deriva, così come simboleggia l’artwork nel suo surrealismo biblico.

Modelli che, dopo aver rincorso l’utopia di un millantato progresso e aver creduto alla prospettiva di nuovi giardini dell’Eden, sembrano rimasti aggrappati e ancoràti ai colori sbiaditi, agli angoli strappati e alle linee irregolari di una vetusta carta da parati, consumata dalle ombre di tutti quei ricordi sospesi nella simmetria rovesciata e deformata di un indecifrabile intercapedine della memoria, là dove il confine tra realtà e illusorietà si fa sempre più labile.

“Un branco di stupide bestie col pelo, questo siamo. Fatte per stare sole”.

1982 è la visione orwelliana, cerebrale, intima, fragile, rumorosa, orrorifica e rassegnata di una umanità che, in perenne balìa dell’imprevedibiltà dei venti, si mostra sempre più dipendente dalle tecniche di propaganda dei regimi, da “pozioni magiche e medicine”, portandosi dietro tutte quelle ferite, sporgenze e spine che ci impediscono di raggiungere l’armonia con noi stessi e con l’ambiente circostante.

E per assurdo, è proprio per questa ragione che continuiamo a essere vivi: per ricercare una via di fuga dalla confusione della quotidianità, trovando rifugio nei nostri “piccoli momenti di lucidità”.

https://www.facebook.com/iosonoilroma

Membri della band:

rOMA: chitarra e voce

Nicola Toro: batteria

Damiano Corrado: basso

Tracklist:

1. Luce

2. Spine

3. Splendere

4. Tranquillo

5. Piccoli Momenti di Lucidità

6. 1982

7. Zanzare

8. Venere

Credits:

Registrato presso il Soundinside Basement Record di Frattaminore (NA)

Artwork a cura di Alfonso Cheng Palumbo

© 2021, Fotografie ROCK. All rights reserved.

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