Sam Fender: recensione di Seventeen Going Under

Sam Fender

Seventeen Going Under

Polydor Records

8 Ottobre 2021

Genere: rock cantautorale, folk rock, alternative rock, heartland rock

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Recensione a cura di Chiara Profili

A due anni di distanza dall’esaltante esordio Hypersonic Missiles, il ventisettenne Sam Fender torna con un Long Playing di undici tracce (più 5 bonus nella versione Deluxe) dal titolo Seventeen Going Under.

Non bisogna farsi ingannare dall’apparente vivacità dei brani di questa release, i quali celano, in realtà, una profonda e cruda tristezza e una rabbia giovanile irrisolta.

Fin dalla title track, che apre l’album, il cantautore britannico ci mostra il filo conduttore, sia tematico che sonoro, di questo lavoro. Melodie catchy, ma non banali, alternate ad un rock cantautorale vecchia scuola (più statunitense che inglese), che sostengono testi amari e taglienti.

Ci illustra lui stesso questa dicotomia: da adolescente nascondeva le sue fragilità dietro ad un atteggiamento ridanciano e comico, come una sorta di Arthur Fleck, che tenta di coprire con il trucco da Joker una profonda depressione.

Get You Down, uno dei singoli estratti, è probabilmente la punta di diamante di Seventeen Going Under. Molto vicina allo stile springsteeniano di cui Fender è, al pari dei The Killers, un degno portavoce, mette in luce tutte le caratteristiche che lo rendono uno dei talenti più interessanti del panorama musicale odierno. Dal bellissimo timbro vocale, al fiuto per l’equilibrio perfetto tra ritmo e melodia.

Il resto del disco si poggia tutto su questo gioco di alternanze semantico/musicali. Ci sono momenti più rock, come la potente The Leveller, e altri più pacati e struggenti, come Last to Make it Home e Spit of You; quest’ultima, nel raccontare un difficile rapporto con la figura paterna, colpisce duramente al cuore con il suo sound agrodolce.

Quant’è più difficile parlare di sentimenti negativi evitando quel mood alla Radiohead che tanto si presterebbe alla causa?

Sam Fender non si è certo inventato nulla. Nessuno, al giorno d’oggi, inventa più nulla. La chiave per il successo, piuttosto che nell’utopica e forzata originalità, sta nel trovare la propria cifra stilistica, che deve necessariamente essere credibile, oltre che gradevole all’ascolto.

Il sophomore album di Fender è proprio l’emblema di questo paradigma. Un disco veritiero, genuino, sincero, piacevole, disincantato, commovente, divertente e avvolgente, che evidenzia la crescita artistica dell’autore.

Tracklist:

1. Seventeen Going Under
2. Getting Started
3. Aye
4. Get You Down
5. Long Way Off
6. Spit Of You
7. Last To Make It Home
8. The Leveller
9. Mantra
10. Paradigms
11. Dying Light

Bonus Tracks:


12. Better Of Me
13. Pretending That You’re Dead
14. Angel In Lothian
15. Good Company
16. Poltergeists

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