Elliott Roberts, il manager di Neil Young, era tenero e dolcemente patetico. Continuava a ripetere che quella polvere bianca che Neil aveva ai bordi del naso era il rimasuglio della glassa di un cioccolatino M&M.
Martin Scorsese sorrideva e dava al buon Elliott delle amichevoli pacche sulla spalla. “Elliott”, diceva Scorsese, “come fa una glassa ad arrivare dalla bocca al naso?”. Tutti sapevano che era cocaina.
Se n’era vista a fiumi nel backstage di ‘The Last Waltz’, l’ultimo valzer della Band di Robbie Robertson, l’ultimo atto di una carriera straordinaria celebrata con un signor concerto con mille star che poi sarebbe diventato album triplo e film, diretto appunto da Martin Scorsese.
Tutti ne avevano consumata in abbondanza, ma nessuno si era accorto che Neil aveva suonato e cantato con un po’ di cocaina attaccata ancora al naso. Solo ora, mentre guardavano le registrazioni, se ne rendevano conto. Che fare? Scorsese era propenso a lasciare tutto così com’era, in uno splendido realismo. Elliott Roberts, timoroso delle conseguenze per la carriera di Neil Young, voleva eliminare chirurgicamente quel bianco. Scorsese continuava a ridere: “Elliott, dimmi il nome di un fan di Neil Young convinto che non tiri cocaina”.
Alla fine, fu il regista a cedere. Con un sistema tecnologico all’avanguardia e costosissimo, fu possibile ridurre l’effetto della coca dal naso di Neil Young, ma non fu possibile eliminarla del tutto. Andate a vedervi il film, se non ci credete.
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