August Burns Red: recensione di Death Below

August Burns Red

Death Below

SharpTone Records

24 marzo 2023

genere: metalcore

_______________

Recensione a cura di Marco Calvarese

Quando ascoltai per la prima volta certi capostipiti del metalcore, mi si schiuse un mondo a me ignoto, fatto di infinite alchimie e combinazioni inestricabili di generi e influenze, tenute insieme dal filo rosso del controllo del tempo, del multi-riffing e del palm muting. La variegata galassia di questo genere ha avuto il merito di aiutarmi ad avvicinare le forme più moderne del metal senza traumi sintetici o sofisticati miscugli con generi che non sento miei.

In questo universo brillano, generatrici di vita, stelle particolarmente luminose, tra cui, a mio parere e a pieno titolo, gli August Burns Red. Difficile ricordare un passo falso da parte di questi ragazzi della East Coast che, per mia fortuna, ho scoperto con le cuffie prima che in video, visto l’abbigliamento da surfers che in passato mi avrebbe probabilmente indotto a cambiare rotta. Sarebbe stato uno dei più sanguinosi “what if” della mia ahimé lunghissima traiettoria musicale. Invece, da Leveler a Guardians, mi sono goduto quanto di meglio il tanto vituperato metalcore possa offrire in termini di tecnica, arrangiamenti, melodie e ritmi spaccaossa, tra limpidi influssi classici, progressivi e power.

Quest’anno, ho volutamente tenuto nel cassetto per qualche mese la decima e ultima fatica discografica degli August Burns Red, Death Below, pur avendola ordinata, come si fa di fronte ad un evento tanto atteso e temuto: quando credo in una band, non riesco a contenere l’hype, e il timore di restarne deluso è pari solo alle aspettative riposte.

Timori cancellati non dico dal primo ascolto, ma dal secondo sì: Death Below è un lavoro forse più intimista, a tratti piegato su se stesso, e meno aggressivo di alcuni precedenti, ma tremendamente atmosferico, con un tasso tecnico disarmante (se possibile implementato dal contributo dei numerosi ospiti) e, al contempo, capace di toccare corde interiori. Migliora ad ogni giro sul piatto e non stanca mai, anzi sorprende, fin da subito.

The Cleansing, di cui la opener Premonition rappresenta solo un intro, è un piccolo capolavoro del genere: un attacco violentissimo e spiazzante, tra riff black, scream e blast beat, si rivela poi essere una vera e propria suite con passaggi neoclassici (ascoltare l’assolo per credere), ambient, melo-death, incastonati perfettamente fra i tradizionali breakdown. Arrangiamenti minuziosi e produzione limpida rendono l’effetto complessivo semplicemente superbo: forse, finora, il più bel brano ascoltato quest’anno.

Ancestry cambia registro, trascinandomi in territorio progressive senza lasciare per strada neppure un grammo di violenza e intensità, grazie alle distorsioni pesantissime e a graditi passaggi groove. Qui, come sempre quando si parla degli August Burns Red, ma forse anche più che nei precedenti, si apprezzano la poliedricità e la verve compositiva della band, che rendono i brani perfettamente distinguibili e dotati di un proprio vissuto e personalità.

Così accade con le incursioni power-speed di Tightrope, così in Fool’s Gold in the Bear Trap, lungo arpeggio arrangiato con una ritmica sincopata che sfocia in un finale black. Emerge di conseguenza l’importanza della produzione, che esalta il suono di ogni singolo strumento, e del mixaggio, nel quale si sceglie di non dare soluzione di continuità tra i singoli episodi. È come se il fiume sonoro, riemerso con violenza dalle profondità complesse dell’animo, sfociasse impetuoso nel suo letto groove; con Backfire, ed io respiro, mi scuoto e vengo trascinato in un tribale headbanging. La pièce è forse la più lineare e immediata dell’album, insieme alla successiva Revival, eppure è proprio in queste due tracce che riesco a cogliere il valore di una band che proprio non riesce a deludermi, grazie alle trame progressive, ai rallentamenti sincopati e ai finali in cui la lead guitar disegna armonie classicheggianti di una bellezza struggente.

Il breve interludio Sevink, con le sue atmosfere e la base ritmica elaborata, mi introduce nella stanza di Dark Divide, una delle più oscure dell’album, nella quale distorsioni e compressione trascinano ben oltre il confine del groove metal, rallentando non poco la furia narrativa senza cedere in alcun modo energia.

Ma non è questo l’ambiente prediletto dalla band e Deadbolt subito ripristina il primato metalcore con un elaborato arrangiamento chitarristico. La seconda parte dell’album esalta la vena cupa degli August Burns Red e valorizza il link tra un brano e l’altro, quasi fossero capitoli dello stesso libro: JB Brubaker sembra ricamare con la sua sei corde una trama decadente, sospeso sull’orlo di un vulcano, e arpeggiando ci trascina in The Abyss, ove si enfatizzano le qualità dei musicisti e la durezza del sound, tra parossismi djent, improvvisi blast beat e riusciti breakdown, il tutto servito su un sulfureo mid tempo.

Eppure il meglio ci viene riservato nel finale, perché la closer Reckoning è un’altra gemma sospesa tra metalcore e prog, in cui si esaltano soprattutto le doti di uno straordinario Matt Greiner dietro le pelli, riuscendo a creare un’atmosfera così densa e sognante da farmi rimpiangere che sia tutto finito.

Ho fatto male a tenere questo disco in un cassetto per quattro mesi, perché gli August Burns Red non possono deludere, sono semplicemente troppo bravi e ispirati. Death Below è una perla sonora, tecnica e compositiva da collocare fuori classifica nella mia personale graduatoria dell’anno: oro, per gli amanti del genere; una rivelazione, per chi, come me, sia avvezzo ad altri lidi, ma aperto e libero da pregiudizi. Dovete solo provare per credere.

facebook/augustburnsred

Tracklist:

1 Premonition. 2 The Cleansing. 3 Ancestry (feat. Jesse Leach). 4 Tightrope (feat. Jason Richardson). 5 Fool’s Gold in the Bear Trap. 6 Backfire. 7 Revival. 8 Sevink. 9 Dark Divide. 10 Deadbolt. 11 The Abyss (feat. JT Cavey). 12 Reckoning (feat. Spencer Chamberlain).

Membri della band:

Jake Luhrs – voce
JB Brubaker – chitarra
Brent Rambler – chitarra
Dustin Davidson – basso
Matt Greiner – batteria

Special guests:

Jesse Leach (Killswitch Engage) – clean vocals
Jason Richardson (All That Remains) – chitarra
JT Cavey (ex Texas in July) – scream vocals
Spencer Chamberlain (Underoath) – voce

© 2023, Fotografie ROCK. All rights reserved.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.