Poetica Da Combattimento: recensione di Life

Poetica Da Combattimento

Life

Overdub Recordings, Ingrooves/Universal Music Group

30 maggio 2023

genere: noise, dub, trip-hop, post-rock, spoken word poetry

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Anticipato dall’uscita dei singoli Basta Così Poco e Il Mondo Non È (feat. O Zulù), esce Life, album d’esordio dei Poetica Da Combattimento, edito per Overdub Recordings via Ingrooves/Universal Music Group e prodotto in collaborazione con Phil Liar di Monolith Recording Studio e Ruben Iardino.

Con questo primo step discografico, il duo campano composto da Alfonso D’Auria e Antonio Maiuri (progetto nato nel 2019 e coadiuvato per l’occasione da Ruben Iardino alla voce e kalimba, Corrado Ciervo al violino e Pierfrancesco Vairo alle drum machine) si affaccia sul bordo dell’abisso umanistico dei nostri giorni, insinuandosi tra le crepe esistenziali di muri non ancora abbattuti, (“il mondo non è altro che un copione già scritto e troppe volte ripetuto”), attraverso un taglia e cuci fusion ed evocativo di tessiture ritmiche cadenzate e uggiose, interferenze noise, luccicanti dilatazioni di psichedelia dall’anima latina, loop di elettronica ambient e tensioni chiaroscurali dagli echi trip-hop.

Ispirati dal romanzo di Jack London Il Vagabondo Delle Stelle e masticando il sapore aspro e agrodolce di uno spoken word declamatorio e abrasivo, i Poetica Da Combattimento alimentano liriche taglienti che profumano ancora di resistenza, di lotta irriducibile contro vecchi mulini a vento, di indignazione nei confronti dell’arte della menzogna della classe politica (la peggiore delle contaminazioni morali, secondo José Saramago), mostrando profonda avversione sia riguardo a certe logiche di convenienza del passato, rimaste tutt’oggi immutate, sia per tutte quelle promesse di benessere collettivo sventolate per decenni e puntualmente disattese (“dove cazzo è il benessere collettivo?”, cantavano i Fluxus già a metà degli anni 90).

Life è una voce interiore che rifiuta il mondo così com’è, sia nella superficie che nei contenuti: uno sfogo sofferto, cinico, malinconico e idealista in cui convergono esperienze di vita personali, urgenza comunicativa e memorie che galleggiano tra la sensazione opprimente di vivere in un eterno presente e il disagio endemico di sentirsi perennemente inadeguati, fuori contesto, fuori misura, fuori da un “tempo che non è mai abbastanza mentre noi ce la mettiamo tutta per far finta che ci basti”.

Così, senza trincerarsi dietro lo scudo nostalgico dei ricordi, i Poetica Da Combattimento sorvegliano le trasformazioni di una società che sembra raccolta in una sorta di bolla autoreferenziale, osservando le metamorfosi barbariche di un’umanità sempre più votata all’individualismo, a un edonismo privo di qualsiasi pudore etico, e curva dinanzi allo strapotere tossico della tecnologia e del consenso virtuale. Una regressione culturale – quella contemporanea – di cui siamo purtroppo complici, e che di fatto abbiamo assecondato. È evidente che l’impeto d’una volta si è gradualmente mitigato e infine addomesticato. E per quanto possiamo sforzarci di capire, probabilmente non c’è modo di decifrare le imperscrutabili complessità del cuore umano.

Spesso, stanchi di noi stessi e di come siamo, cerchiamo spiragli d’evasione dalla quotidianità millantando ruoli diversi, che non ci appartengono. C’è chi invece preferisce rifugiarsi nella solitudine delle proprie stanze, lontano dalla spirale di logoranti competizioni, dalla morbosità polarizzante dei giudizi universali e da tutte quelle verità imprigionate nelle gabbie dorate dell’illusione (“a volte la verità si trova altrove, a volte la verità è un’illusione, a volte la verità non ha parole, a volte la verità è una prigione”).

Dopotutto, il vero nemico è la vita, noi stessi, il tempo, e tutto ciò che scorre nel mezzo. Life raffigura un viaggio che prende forma in mezzo a stati d’animo contrastanti, tra inquietudine, consapevolezza delle proprie imperfezioni e fragilità, dei propri fallimenti, e dall’esigenza di un riscatto che spesso deve fare i conti con habitat sempre meno ospitali.

Paradossalmente, accogliendo quello che fu il pensiero di Cesare Borgia, è proprio la sofferenza a renderci tutti uguali, dandoci una dimensione umana. Così, la nostra battaglia più grande è viverla e riuscire ad espiarla, o quantomeno, come ripiego consolatorio, a renderla parte di noi. Dunque, ripartendo da questo moto interiore (Vendo E Compro), è ancora possibile accantonare i vecchi rancori, le ferite mai del tutto cicatrizzate, i tasti dolenti, la parola “mai” ripetuta chissà quante volte e quell’ultimo brandello di utopia, immaginando di poter avere una matita magica per correggere gli errori del passato e raggiungere, perché no, un po’ di leggerezza, un po’ di gioia, anche fosse usata. Per non rimanere soli in disparte, persi a fissare la vastità del mare.

Membri della band:

Alfonso D’Auria: voce, basso, armonica

Antonio Maiuri: chitarra

Tracklist:

1. Uno È Zero 2. La Canzone Del Fischio 3. Il Mondo Non È (feat. O ZULÙ) 4. Fuori Contesto 5. Due Maree 6. Un Attimo Di Vuoto 7. Basta Così Poco 8. Vendo E Compro (testo di Francesca De Nicolais)

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