Black Rainbows: recensione di Cosmic Ritual Supertrip

Black Rainbows

Cosmic Ritual Supertrip

Heavy Psych Sounds

22 maggio 2020

genere: stoner, fuzz, heavy rock, heavy blues, psych, desert rock

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

L’arcobaleno porta con sé significati di unione spirituale in numerose culture, rivolgendosi metaforicamente al concetto di congiunzione tra cielo e terra, fungendo da ponte tra le due dimensioni: materiale e spirituale. Dove sogno e realtà si fondono, fino a formare una materia unica.

Un ponte spazio-tempo che fugge dalla contemporaneità e ci proietta verso le percezioni sensoriali di altri mondi. È questo il concept di Cosmic Ritual Supertrip, ottavo album in studio del trio stoner romano Black Rainbows, edito il 22 maggio per Heavy Psych Sounds ed anticipato dall’uscita dei singoli Isolation, Radio 666, Universal Phase e Master Rocket Power Blast.

I Black Rainbows, capitanati dal suo leader e fondatore Gabriele Fiori (con il suo inconfondibile timbro vocale a metà tra Rob Zombie e Dave Wyndorf) sono ormai dei veterani nel loro genere. Dopo quasi tre lustri di militanza underground, hanno plasmato ed arricchito la loro struttura compositiva e definito meglio la loro identità, asciugando leggermente la componente fuzz primordiale nel tentativo (riuscito) di allentare certi vincoli con la tradizione stoner, pur preservandone le coordinate stilistiche, e con il desiderio di esplorare, di conseguenza, sonorità che risultassero più eterogenee.

Dopo aver assorbito e assimilato le polveri nebulose e sciamaniche dello space rock seventies, e dopo aver rimodellato i calchi delle sculture desertiche di matrice kyussiana, i Black Rainbows ripartono per quello che è il loro nuovo “super viaggio rituale cosmico”, dove la malleabilità termica heavy blues si mescola alle fangose dilatazioni fuzz-sludge ed alle rocciose stratificazioni groove rock.

Cosmic Ritual Supertrip è composto da dieci brani più due bonus track, dalle quali emergono le chiare intenzioni dei tre “arcobaleni neri”: svisate southern, atmosfere lisergiche, doom e groove ossessivi (Universal Phase e Snowball), cavalcate energiche (At Midnight You Cry e Fire Breather), melodie catchy (Radio 666 e Isolation), riff supersonici “power blast” alla Motörhead (Master Rocket Power Blast) ed affreschi psichedelici che richiamano alle orecchie le ipnotiche pennate elettroacustiche (Searching For Satellites Part I & II) di Jane’s Addiction, Monster Magnet, immaginando di volare insieme a Brant Bjork sui tappeti magici di Jalamanta.

Ci troviamo al cospetto di un vero e proprio totem heavy blues, che rispetta la sceneggiatura lirica del genere stoner, habitat ideale per raccontare storie scanzonate di trip acido-cerebrali ed allucinazioni fantasy, e che ripercorre le linee guida seminali tracciate da Led Zeppelin, Black Sabbath, Cactus, Kyuss, Fu Manchu e Sleep.

L’occhio divino del tridente Black Rainbows continua ad osservarci minaccioso dalle antiche strade di Roma. E probabilmente ha ragione Claudio Sorge quando descrive Cosmic Ritual Supertrip come il miglior disco dei Black Rainbows.

Formazione:

Gabriele Fiori: voce, chitarra

Edoardo “Mancio” Mancini: basso

Filippo Ragazzoni: batteria

Tracklist:

1. At Midnight You Cry

2. Universal Phase

3. Radio 666

4. Isolation

5. The Great Design

6. Hypnotized By The Solenoid

7. Master Rocket Power Blast

8. Snowball

9. Glittereyzed

10. Sacred Graal

11. Searching For Satellites Part I & II (bonus track)

12. Fire Breather (bonus track)

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