Chow: recensione di Ancient Gentle Tower – 7 aprile 2020

Chow

Ancient Gentle Tower

Slack

7 aprile 2020

genere: grunge, garage rock, alternative rock, psichedelia, proto punk, garage punk

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Dopo cinque anni di attività, il trio bolognese Chow manda finalmente alle stampe il suo primo LP intitolato Ancient Gentle Tower, edito per Slack lo scorso 7 aprile.

Per quanto, oggi, possa sembrare un vezzo anacronistico al nostro orecchio ascoltare ancora band che si rifanno alla controcultura alternative rock statunitense degli anni del post punk, del grunge e del post rock (nemmeno stessero sventolando un titolo nobiliare), la proposta musicale dei felsinei Chow, che potremmo soprannominare gli Hüsker Dü dell’Emilia Romagna (la voce di Riccardo Frabetti ricorda in maniera impressionante quella di Bob Mould), mantiene intatta quella forza espressiva, l’elasticità e la ricchezza di quelle sonorità multiformi, eterogenee ed essenziali al tempo stesso.

Nel debut album dei Chow, composto da ben 14 tracce, troviamo un catalogo pregno di molteplici personalità ed influenze stilistiche: l’alternative rock di Hüsker Dü e Dinosaur Jr., il mito del “tricheco” beatlesiano, il beat garage dei The Kinks, la malinconica tristezza dei R.E.M. e la feroce depressione grunge di Nirvana e Mudhoney. Unendo tutte queste tessere sonore ed emotive, come pezzi di un grande puzzle, possiamo scoprire il quadro che si cela dietro la “Bestia dai Grandi Denti”.

Ancient Gentle Tower è un disco dinamico e ricco di sfumature, in grado di risvegliare ardori sopiti e di trasmettere melodie e scariche elettrificate accattivanti, spigolose, lisergiche, distorte, cupe e trascinanti.

Quello dei Chow è uno sguardo retrò futurista che dichiara apertamente le sue intenzioni, ovverosia rivivere l’energia iconoclasta del “north-west sound” statunitense degli anni Ottanta e Novanta, andando controcorrente rispetto al convenzionale music business odierno, fregandosene di che tempo fa fuori, e concedendosi, ogni tanto, la suggestiva e decadente tentazione di avventurarsi alla volta di sentieri psichedelici, western e proto-punk Stoogesiani.

Membri della band:

Stefano Zuccato: batteria, cori, percussioni

Davide Montevecchi: basso, cori

Riccardo Frabetti: chitarra, voce, organo

Special guest:

Andrea Rovacchi: synth on Wild Mountain Fennel

Tracklist:

1. I’m Not Home

2. The Engineer’s Wife

3. Wild Mountain Fennel

4. Jules and Lillian

5. Another Song About Fog

6. Cricket Joe

7. The Plotter

8. Depressed

9. Thinkin’ Of Death

10. Hey, Sunset Dave!

11. The First Time I Met The Walrus

12. Lead Me, Walrus

13. The Ancient Gentle Tower

14. A Path Through Haze

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