La pandemia da Coronavirus è ormai in corso da alcuni mesi e non staremo qui a discutere sui devastanti effetti di questa emergenza, sia a livello sanitario, che sul piano economico.
Se in un primo momento, giustamente, si è pensato esclusivamente alla salute dei cittadini, le preoccupazioni che ora sopraggiungono riguardano anche aspetti della vita che potrebbero risultare superflui, ma che contribuiscono da sempre a differenziare ciò che è vivere, dalla mera sopravvivenza.
Parliamo, quindi, di tutto il settore dell’intrattenimento e, per quel che è di nostra competenza, di concerti.
Siamo ormai arrivati a Maggio e la domanda che inizia ormai a martellare nelle teste degli appassionati di musica dal vivo è la seguente: che ne sarà dei concerti e soprattutto dei Festival programmati per l’estate del 2020?
Che tradotta in maniera più spiccia potrebbe essere: dato che quasi sicuramente non ci saranno eventi musicali nel prossimo futuro, dopo la delusione scaturita dal pensiero di un’estate senza concerti, che ne sarà dei nostri soldi?
Come comunica Assomusica, l’Italia è tra i più importanti mercati per la musica dal vivo nel mondo, al sesto posto a parimerito col Canada, con un volume d’affari di oltre 500 milioni di Euro, stando ai dati del 2018.
Il solo Firenze Rocks, nel 2018 (la grande annata con Foo Fighters, Guns N’ Roses, Iron Maiden e Ozzy Osbourne) ha registrato quasi 200.000 spettatori.
Ora, sappiamo bene quanto siano arrivati a costare i biglietti per assistere ad un concerto rock. Moltiplicateli per tutti gli eventi che erano previsti per quest’estate e capirete che stiamo parlando di cifre considerevoli.
Tornando alla domanda iniziale: perché all’estero sono già stati annullati numerosi Festival, dando alle persone la possibilità di riavere indietro i soldi, e in Italia ancora tutto tace?
Se alcuni artisti hanno già provveduto a riprogrammare o annullare gli eventi, vedi Eric Clapton, che ha posticipato le date a Maggio 2021, sul fronte dei più noti Festival italiani non si hanno ancora certezze. Gli organizzatori dei vari Firenze Rocks, I-Days Milano, Rock the Castle e Rock in Roma, solo per citarne alcuni, stanno temporeggiando e si sono chiusi nel silenzio più assoluto.
Un po’ scorretto nei confronti dei numerosi avventori, che aspettano ormai da troppo tempo delle risposte concrete.
In un momento di crisi come questo, sarebbe quantomeno rispettoso dare alle persone il prima possibile la facoltà di riavere indietro i propri soldi (peraltro nemmeno tutti, dato che le commissioni e le spese di spedizione vengono spesso trattenute) e di ottenere i rimborsi per quel che riguarda strutture alberghiere e biglietti di treni o aerei.
È altresì comprensibile che l’organizzazione di un Festival sia ben più complessa rispetto a quella del tour di un singolo artista, ma ciò non toglie che all’estero ci si sia già mossi anche in questo senso, rimandando al 2021 il Glastonbury o il Download, concedendo contestualmente la possibilità di rimborso, o percorrendo la strada del voucher. Un altro esempio eloquente arriva dai Foo Fighters, che hanno riprogrammato l’intero tour, fatta eccezione per la data italiana, prevista per il 14 Giugno nell’ambito degli I-Days di Milano.Senza entrare nelle dinamiche di ciò che comporta riprogrammare un evento che vede la partecipazione di molteplici artisti, spalmata su più giorni, quel che pare evidente è che gli organizzatori italiani stiano attendendo un qualche tipo di conferma dal Governo, sperando ancora nella remota possibilità di un rinvio a fine Agosto, o, in caso contrario, attendendo aiuti economici che dovrebbero essere legittimi al fine di evitare la morte di un intero settore e del suo introito.
Per quel che riguarda il Firenze Rocks, l’edizione 2021 sicuramente avrà luogo, ma la palla resta in mano alle singole band, che dovranno riprogrammare interi tour riuscendo ad incastrare le varie date in giro per il mondo.
Il timore è quello di non ottenere alcun rimborso dagli organizzatori, che, confermando il Festival per la prossima estate, manterrebbero validi gli abbonamenti e i biglietti già venduti, non potendo garantire, però, la presenza delle stesse band già annunciate per il 2020 (ad esclusione della maggioranza dei gruppi spalla, su cui ancora aleggiava il mistero).
Alla luce di questo, da fruitori di musica dal vivo, chiediamo chiarezza e risposte, interpellando anche il Codacons, al fine di vederci chiaro su una faccenda che, come sempre, sta seguendo un modus operandi ‘all’italiana’, che si avvale di silenzi e incertezze.
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