Soviet Soviet: recensione di Endless

Soviet Soviet

Endless

Felte

2 dicembre 2016

genere: shoegaze, brit pop, elettro-rock

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Il 2 dicembre 2016, per Felte, è uscito Endless, il quarto album in studio del trio marchigiano Soviet Soviet.

Fin dalla prima canzone ci caliamo in un’atmosfera delicata, piena di sfumature, profumi e colori tendenti al viola… chiusi in noi stessi ma in contatto con l’universo e con lo sguardo rivolto verso i confini del cielo… verso l’orizzonte.

Musicalmente, l’album è fortemente influenzato dal genere shoegaze, reso celebre sul finire degli anni ’80 da band come My Bloody Valentine e Jesus And The Mary Chain e messo in ombra, successivamente, e purtroppo nel giro di pochi anni, dal “colosso” britpop. In ogni caso, già con Fairy Tale possiamo apprezzare un muro sonoro distorto e “tormentato” su cui le linee di chitarra vanno a disegnare atmosfere soavi, struggenti e malinconiche, mostrando tutti i tratti distintivi del genere di Kevin Shields e soci.

La composizione del disco punta molto sull’aspetto emozionale, i suoni sono curati, anche nella loro semplicità, avvolgendo perfettamente le liriche e, quindi, la voce di Andrea Giometti. Lo shoegaze britannico, però, non è l’unico genere a “contaminare” l’opera dei Soviet Soviet e a donarle quel pizzico di dinamismo. Possiamo apprezzare, infatti, una massiccia influenza elettronica in Star, la quale riporta alla mente
elementi tipici dell’arte di Trent Reznor e dei Nine Inch Nails (seppur sempre contestualizzati in un’atmosfera più soft) e delle venature decisamente punk rock in un brano come Rainbow, tra i migliori del disco.

Tra le canzoni più riuscite del progetto non possiamo non citare Remember Now e Going Through, le quali dipingono perfettamente la contrapposizione musicale dello shoegaze, ossia il continuo scontro tra la potenza, la confusione, il “rumore” e la pace, il volo, la libertà. Tra il terreno e il divino, tra l’ora e il per sempre.

L’aspetto vocale del lavoro è molto valido, sia sotto il punto di vista delle interpretazioni che sotto quello delle stesure, mai banali e in grado di creare un bellissimo sposalizio con le strumentali. Chiaramente, il canto è molto “lavorato” in fase di post produzione , presentando tantissimo
riverbero (sapientemente valorizzato da melodie “lunghe” e distese) e un’effettistica generale che lo lascia avvolgere dalla musica rendendolo, però, protagonista. Di certo, insieme alla chitarra, è l’elemento che dona le tinte più leggere nella scrittura dei pezzi.

I testi del progetto sono caratterizzati da un certo romanticismo, che fa da centro per tutta la narrazione dell’autore, il quale assume toni di amarezza, sconforto, tristezza e malinconia, così
come di gioia, colore, dolcezza e spiritualità a seconda degli episodi. L’autore è circondato dall’incertezza, dal dubbio dell’amore che lo porta a scuotere il proprio io interiore alla ricerca di risposte, tentando nei momenti più motivati delle liriche di esprimere e
trasmettere il proprio sentimento, puro e primordiale, anche alla sua amata.

I Soviet Soviet hanno sfornato, con la pubblicazione di Endless, un disco sfaccettato, pieno di bei momenti e belle storie, che ci fa sorridere e aspettare con piacere il nuovo capitolo, al di là dei
cambiamenti, di questa favola musicale.

Alberto Maccagno

TRACKLIST:

1. Fairy Tale

2. Endless

3. Remember Now

4. Going Through

5. Star

6. Pantomime

7. Rainbow

8. Surf a Palm

9. Blend

FORMAZIONE:

Alessandro Ferri – batteria

Andrea Giometti – voce, basso

Alessandro Costantini – chitarra, voce

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