Bad Religion
How Could Hell Be Any Worse?
Epitaph Records
1 gennaio 1982
genere: hardcore punk
_______________
Recensione a cura di Alberto Maccagno
Il 1 gennaio 1982, per la Epitaph Records, venne pubblicato How Could Hell Be Any Worse?, il debut album dei Bad Religion.
Si tratta del primo lavoro della band hardcore statunitense (più precisamente di Los Angeles, California) dopo la pubblicazione dell’ EP Bad Religion, un progetto di dieci minuti scarsi che
presentava Graffin e soci al mondo della musica, oltre che dell’unico album che vede la partecipazione del membro originale Pete Finestone alla batteria (per buona parte dei pezzi).
Musicalmente, presenta ritmiche devastanti e ossessive, giri di basso semplici e sostanziosi e chitarre distorte e taglienti. Possiamo quindi affermare che contenga tutti i capisaldi del punk americano (e mondiale) più aggressivo.
Le strutture dei brani sono scarne ed essenziali, includendo comunque accorgimenti melodici e assoli di chitarra interessanti. D’altronde, fa sorridere (ma anche pensare) il fatto che questo disco sia stato seguito dal “controverso” Into The Unknown, un long playing di matrice progressive rock, amato dai collezionisti, odiato dalla band stessa e che, a dire il vero, mette in mostra una certa preparazione tecnica e compositiva dei musicisti su vari fronti.
La struttura vocale è canonica e classica del punk made in U.S.A ., mostrando una precisa collocazione temporale, a metà tra gli anni ’70 (caratterizzati da pionieri come i Ramones), e gli anni ’90, con le trasformazioni più “pop” e radio friendly di gruppi come Green Day, Blink 182 etc.. Infatti, i cantati risultano diretti e sofferenti, arricchiti da un’interpretazione “nevrotica” delle parole (spesso tagliate e “mangiate”) e da alcune melodie appena accennate.
Su quest’ultime, però, non si può fare a meno di aprire una breve parentesi e di notare come quest’idea musicale influenzerà tutte le successive evoluzioni del genere che diverranno molto
popolari nel decennio successivo al debutto dei californiani.
Quello che stupisce profondamente di quest’opera è il punto di vista lirico: i Bad Religion, ai tempi, erano “semplicemente” dei ragazzi(ni) incazzati con il mondo, animati dalla voglia di urlare la propria rabbia contro una società disfunzionale, barbara e assassina. Questo, però, viene fatto con testi intelligenti e argomentati che, nonostante vadano a colpire le
fondamenta della società, della chiesa e della religione (ma sarebbe meglio dire “delle religioni”), lo fanno con criterio ed esprimendo opinioni facilmente condivisibili.
Infatti, How Could Hell Be Any Worse? si conferma, dall’inizio alla fine, un inno contro la guerra, le dittature, ogni forma di fascismo, la malapolitica e la fede come strumento di controllo delle masse
(con tanto di specifica in Faith In God, la quale recita “non c’è nulla di male nel credere in Dio” ma sempre che questo non diventi un pretesto di giustificazione e di mancata protesta contro le
ingiustizie “terrene”).
Per di più, la band, non presentava (e non presenta) un look tipico del “settore”, stuzzicando ancora di più la curiosità del pubblico che li vedeva come “persone normali”, senza piercing né creste. Insomma, i Bad Religion non sono diventati una delle realtà più importanti e influenti di sempre (anche sulla scena italiana) per caso e, ad oggi, non si può che ritenere How Could Hell Be Any Worse? una svolta storica e un classico senza tempo.
Alberto Maccagno
TRACKLIST:
1. We’re Only Gonna Die
2. Latch Key Kids
3. Part III
4. Faith In God
5. Fuck Armageddon… This Is Hell
6. Pity
7. In The Night
8. Damned To Be Free
9. White Trash (Second Generation)
10. American Dream
11. Eat Your Dog
12. Voice Of God Is Government
13. Oligarchy
14. Doing Time
FORMAZIONE:
Greg Graffin – voce
Brett Gurewitz – chitarra
Jay Bentley – basso
Pete Finestone – batteria (tracce 1-4, 6, 7 e 13)
Jay Ziskrout – batteria (tracce 2, 5, 8-12, 14)
Greg Hetson* – chitarra (in Part III. We’re Only Gonna Die e Fuck Armageddon… This Is Hell )
*Quest’ultimo non risulta accreditato tra i partecipanti del disco.
© 2020 – 2021, Fotografie ROCK. All rights reserved.