Robert Plant – Fate of Nations

Il Destino delle Nazioni.

Non è un’ esclamazione profetica, bensì il titolo del sesto album in studio da solista di Mr Robert Plant.

Uscito nel maggio del 1993, lo troviamo in una veste più romantica e meno utopica della rockstar dissoluta.

Fate of Nations contiene 12 tracce e si ascolta discorrendo tra le sonorità che si evolvono traccia dopo traccia.

Calling to you, il singolo di apertura, fa breccia perche ha quel tipico ritmo sincopato che ricorda molto i Led Zeppelin. È come ritrovare un vecchio amico perduto nelle lande desolate del tempo.

La traccia numero tre ci introduce in qualcosa di diverso e misterioso. Come Into My Life è un chiaro invito da parte del cantante ad entrare nella sua sfera più intima.

La canzone si presenta come una vecchia ode country. Infatti balzano subito alla mente la polvere e la sabbia del deserto del Nevada e gli speroni ai piedi.

La voce calda e suadente di Plant, completa il quadro dalle atmosfere mistiche e nebulose.

Il fulcro di questo disco inusuale e atipico, a parere mio, si trova al centro con I Believe: canzone leggera e disinvolta, bella come poche altre canzoni.

La chitarra è lo strumento principale che ci prende per mano e ci traghetta durante tutta la durata del pezzo, attraverso sonorità quasi angeliche.

If I Were A Carpenter la troviamo al settimo posto di Fate Of Nations, e arriva direttamente da Woodstock.

Plant ne offre una cover appena sussurrata, deliziando in modo candido e delicato le anime che si apprestano ad ascoltarlo.

Il blues è ormai lontano e la perdizione dello spirito rock è rimasto negli anni 70: un’orchestra di violini e un dolce bisbiglio ci richiamano all’ordine, chiedendoci solo di godere del qui ed ora.

Seguono altre cinque tracce, che vale la pena approfondire in quanto, giunti alla fine, si ha la totale convinzione che i grandi restano grandi, qualsiasi cosa realizzino.

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