Helen Burns: recensione di The Rain Caller

Helen Burns

The Rain Caller

Alka Record Label

15 novembre 2024

genere: post-punk, alternative rock, dark rock, new wave

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

“Non tutto è giorni di sole, e la pioggia, quando manca da molto, la si invoca. Per questo prendo la felicità e l’infelicità naturalmente, come chi non trova strano che esistano montagne e pianure,
che esistano rocce ed erba”. (Fernando Pessoa)

Dalla terra di Trinacria, dalle mura di una casa immersa nella campagna etnea, in un paesino della provincia di Catania, arriva The Rain Caller, disco d’esordio degli Helen Burns, edito per l’etichetta ferrarese Alka Record Label e anticipato dall’uscita dei singoli Mina e Raincaller.

Come affermato dagli stessi componenti del gruppo, “ancora prima di essere una band, Helen Burns è una famiglia”. Un legame familiare che spinge gli Helen a raccogliere stati d’animo e clima sociale del proprio tempo, con l’idea di tradurre in musica esperienze personali e altrui. Una visione d’insieme che si cala nel quotidiano e medita su diverse situazioni esistenziali: dalle relazioni interpersonali alle pause necessarie per sopravvivere alle frenesie dell’oggi, dalla determinazione che serve a superare le difficoltà all’inevitabile confronto coi propri demoni.

Mettendo in evidenza una struttura compositiva orientata su quelle sonorità che hanno contraddistinto “l’onda lunga del post-punk” (per dirla alla Simon Reynolds), il quartetto isolano – formato da Edoardo Buccheri al basso e cori, Domenico Failla alla voce, Sebastiano Musco alla chitarra e cori e Walter Leotta alla chitarra e cori – manifesta la volontà di rivivere quell’intensa alchimia espressiva.

Così, The Rain Caller risveglia proprio quella formula emotiva e barocca di serrate geometrie new wave e post-punk, con influenze che vanno dai The Sound ai nostri Diaframma, passando per i più recenti Fontaines DC. Le dieci canzoni dell’album, cantate interamente in inglese, si caratterizzano per un livello di costante tensione strumentale, dove l’impeto di linee ritmiche taglienti e pulsanti si alterna alla quiete introspettiva di atmosfere a tinte dark, con melodie che somigliano a minacce in agguato, mentre vocalità dalle tonalità inquiete rappresentano il collante epidermico dell’intera release.

Con The Rain Caller, gli Helen Burns – come antichi sciamani pagani intenti a rintracciare una sorta di connessione esoterica tra umano, natura e divino – invocano la pioggia con il suo potere simbolico e curativo, al fine di espandere i confini della comprensione e contrastare la siccità etica dei nostri tempi. L’evocazione della pioggia diventa dunque il pretesto metaforico per raccontare un’umanità che preferisce lasciarsi accecare da qualsiasi benessere effimero e illusorio pur di allontanarsi dall’aridità interiore della realtà.

facebook/HelenBurns

Tracklist: 01 Always Ends Well, 02 Demons, 03 Combat Girl, 04 Mary Magdalene, 05 Hard, 06 Educate, 07 Dot And Comma, 08 Apache/Approaching Process, 09 Mina, 10 Raincaller

Membri della band:
Edoardo Buccheri – basso e cori
Domenico Failla – voce
Sebastiano Musco – chitarra e cori
Walter Leotta – chitarra e cori

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