Franco Battiato: recensione di Fleurs

Recensione a cura di Lucrezia “Chinaski” Barotti

L’album Fleurs di Franco Battiato esce il 22 ottobre del 1999. Come mai una stucchevole raccolta del genere, dopo gli anni di nuove sperimentazioni rock ed elettroniche di Gommalacca (1998), con la sua allucinogena Shock in My Town?

L’11 Gennaio 1999, anno di uscita di Fleurs, muore per un carcinoma polmonare l’immenso Fabrizio De Andrè.
Non è un caso se la prima traccia di questo album è La Canzone dell’Amore Perduto; inoltre omaggia l’amico e collega anche con il brano Amore che Vieni, Amore che Vai. L’intensità e la passione con cui Battiato riproduce le poesie su pentagramma di De Andrè fanno comprendere all’ascoltatore quale grande stima avesse di quell’artista scomparso – e la sua performance è senza dubbio all’altezza dell’originale, proprio grazie alla sua ammirazione.

Il cantautore Sergio Endrigo è autore delle meravigliose Aria di Neve e Te lo Leggo negli Occhi, presenti in questa raccolta. Per lo stesso motivo, anche queste riedizioni risultano più che adeguate, trasmettendo la stessa tranquillità e forza che contraddistingue l’immenso artista istriano scomparso nel 2005.

Non si omaggia soltanto il Belpaese, ma anche gli amati cugini della Francia.
Da lì vengono “prese in prestito” J’Entends Siffler le Train (di Richard Anthony), che Franco Battiato canta in lingua francese con nemmeno troppi intoppi, portandola ad essere un punto forte dell’album, e La Canzone dei Vecchi Amanti (La Chanson des Vieux Amants), uno stupendo brano che racconta di una vecchia coppia che non ha più nulla da condividere, se non il passato focoso ed il presente tiepido. L’angoscia e la rassegnazione che Jacques Brel trasmette nella versione originale è qualcosa di troppo unico; Battiato ne dà una sua versione più disperata e drammatica, ma non all’altezza dell’autore francese.

Non parliamo di Che Cosa Resta. La versione di Charles Trenet di Que Reste-t-il de Nos Amours è allegra, spensierata – ma anche malinconica, un’angoscia quasi adolescenziale. Anche qui la nuova interpretazione risulta lacrimevole in maniera eccessiva.

L’inglesissima Ruby Tuesday dei Rolling Stones assume i toni di una ballata romantica, con tanto di finale lirico e sintetizzatori. Inutile dire che la pronuncia inglese di Battiato fa sorridere e non aiuta ad apprezzare appieno questa cover.

La raccolta Fleurs contiene anche tre brani inediti che, in mezzo a tanti nomi illustri e classici senza tempo, non spiccano. Le parole di Invito al Viaggio sono una reinterpretazione del poeta maledetto Charles Baudelaire e de I Fiori del Male, che infatti dà il titolo al ventesimo album dell’artista.

Le matin j’écoutais
Le sons du jardin
La langage des parfums des fleurs

Fleurs non è solo una raccolta di cover più o meno riuscite, ma un omaggio del maestro Franco Battiato alle musiche degli anni Cinquanta e Sessanta del panorama italiano e francese, a quegli artisti che ha sempre stimato e, soprattutto, all’Amore. L’Amore scoperto, perduto o ritrovato che sia.

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