Hazzerd
The 3rd Dimension
M-Theory Audio
17 gennaio 2025
genere: thrash metal, speed metal, NWOBHM, power thrash.
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Recensione a cura di Marco Calvarese
Qualcuno sostiene che i grandi piaceri vadano assaporati lentamente, così da definirne tutti i dettagli, e goduti in momenti della vita e attraverso stati d’animo differenti, per meglio coglierne ogni sfumatura. Raramente lo faccio in musica, dove sono abituato a trangugiare dischi in modo vorace come si fa con una birra fredda dopo un’ora di sole cocente, ma è ciò che ho fatto e che consiglio di fare con The 3rd Dimension, terzo long plain dei canadesi Hazzerd.
Si tratta di una four-man combo con la peculiarità del batterista-cantante, che cavalca, già con discreto successo, la new wave del thrash unendo elementi classici con altri più moderni e che, forte della sua qualità, non ha bisogno di buttarsi nella sperimentazione alla ricerca di chissà quali novità. Solo tanta, fottuta rabbia e voglia di buona musica: praticamente, il mantra del mio 2025.
Perché proporvi proprio loro, allora, e dopo vari mesi dalla pubblicazione del nuovo album? Perché sono tra i migliori, sic et simpliciter: riff tecnici, assoli stupendi, melodie e armonie di spessore, sapori forti, qualche chicca e tanta voglia di spaccare il mondo. What else?
Lo capisco già dalla copertina: tamarra, colorata e in perfetto stile thrash. All’ascolto mi viene da dire che anche la produzione del suono ha fatto la sua parte. Deve aver lavorato bene l’etichetta M-Theory, label con base a Las Vegas, della quale ignoravo l’esistenza ma che invece ho scoperto essere molto attiva. Insomma, tutto perfettamente apparecchiato.
Questo mi ha disposto dell’animo migliore e, quando la parola è passata alla musica, è stato anche più interessante. La opening track Interdimension mi ha teletrasportato nel mio mondo virtuale preferito: una dimensione a cavallo tra i Metallica 1.0 e i miei amati Exodus che, attraverso assoli e bridge da brivido, va a chiudersi con una piece strumentale basica, ma talmente efficace da proiettarmi direttamente nel core stesso del pianeta thrash.
Dopodiché, è un crescendo di melodia, potenza ed enfasi, a partire dalla trascinante e classicheggiante Scars, passando per le vette emotive e qualitative della splendida Unto Ashes, a mio gusto uno dei brani più belli dell’anno. Qui gli Hazzerd trovano il modo di legare mirabilmente atmosfere epiche, bordate old school thrash ed effluvi NWOBHM mediante l’uso di melodie speed, impreziosendo il tutto con assoli pazzeschi dove le due asce dimostrando tutto il loro potenziale.
Con Deathbringer ho definitivamente l’impressione di un ordine ben preciso nel tracciato sonoro della release: dopo un preludio che sembra scritto da Hansen e Deris, la componente “maideniana” si fa dirompente, sfoderando un brano (e ancora un bellissimo assolo) talmente profondo e malinconico da sposarsi con tutte le mie sensibilità.
A questo punto, se non fossi ormai al ventesimo ascolto, verrei colto dalla solita ansia: riusciranno i quattro cavalieri di Calgary a tenere il livello dell’intero lavoro su questi standard? Se sì, c’è da leccarsi i baffi. L’interludio TTT, spartito neoclassico per chitarra, introduce la seconda parte, quasi a sottolineare i miei interrogativi, spezzando, sia pure con eleganza, i ritmi.
Ma ecco che Plagueis arriva subito a sgombrare il campo da ogni dubbio, ripristinando il pieno primato del thrash con una composizione di sfrontata estrazione “mustainiana”, sia nel riffing che nella timbrica. Così, mi ritrovo ad esaltarmi per un assolo di altissimo livello: le chitarre, in The 3rd Dimension, sono il motivo principale di tanto e duraturo affetto per questo platter. Encomiabili.
Ma le sorprese non finiscono qui. Senza perdere mai di vista il filo conduttore, gli Hazzerd, con ThArSh TiLI DeTh, tirano fuori una genialata: come se i Megadeth avessero improvvisamente sostituito Dave con un vocalist e compositore hardcore, con il sottoscritto che sta ancora scapocciando davanti allo stereo. Parasitic impone un’ulteriore sterzata al sentiero musicale del disco, proponendo un perfetto mix tra vecchio e nuovo. Sono i cambi di tempo a dettare le regole, tanto nel rendere un effetto ancor più fresco e coinvolgente, quanto nel riuscire a chiudere un trittico diretto e senza compromessi che merita una pausa di riflessione.
Il lungo strumentale A Fell Omen giunge in mio soccorso e lo fa con eleganza, lasciando cantare le chitarre in un susseguirsi di assoli toccanti, malinconici e potenti, tra momenti di epicità, brividi struggenti e ricorrendo, in modo più che discreto, a synth e piano per dare profondità al sound. Un episodio emozionante, da ascoltare almeno due volte consecutive, prima di affrontare la traccia conclusiva Control: un thrash senza compromessi, che rimanda ancora a Dave Mustaine e non lascia adito a dubbi su quali siano le coordinate di una band giunta ormai alla piena maturità.
The 3rd Dimension ha tutto ciò che occorre per sfondare: completo, impeccabile, diretto, tecnico, divertente, rabbioso, sarcastico, persino autoironico.
Gli ingredienti della ricetta sono semplici e ormai noti a tutti, ma sono amalgamati tra loro con la maestria di uno chef stellato. È dunque questo è il segreto degli Hazzerd, e noi abbiamo la fortuna di poterlo carpire: non lasciatevi sfuggire l’occasione.
Tracklist:
1. Interdimension 2. Scars 3. Unto Ashes 4. Deathbringer 5. TTT 6. Plagueis
7. ThArSh TiLI DeTh 8. Parasitic 9. A Fell Omen 10. Control
Lineup:
Dylan Westendorp – batteria e voce
Toryin Schadlich – chitarra solista
Nick Schwartz – chitarra ritmica
David Sprague – basso
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