HO.BO: recensione di A Man With A Gun Lives Here

HO.BO

A Man With A Gun Lives Here

2 ottobre 2020

genere: folk blues, country, bluegrass, western

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Quando la contemplazione della desolazione si fa metafora di un luogo dell’anima e di uno stato d’animo di solitudine e fragilità. Fantasticando sommessamente sul destino e la vita, ci si perde negli effetti curativi della narrazione per dare significato all’esperienza, alla digressione della civiltà occidentale e al tempo che scorre senza mai voltarsi indietro.

Il rumore di un treno in partenza, di treni passati e che non torneranno mai più; storie di vagabondi, di demoni personali, di tramonti sempre uguali e di fantasmi invisibili raccontati dalla voce sussurrata, rauca, profonda e sciamanica di Samuel Manzoni, all’interno di un paesaggio rurale, minimalista, arido, notturno, spettrale e desolato, così come raffigurato nella copertina di A Man With A Gun Lives Here (artwork a cura di Lara Zacchi), il nuovo album della band folk blues biellese HO.BO (edito lo scorso 2 ottobre per Kono Dischi e I Dischi del Minollo).

A distanza di un anno dall’esordio discografico, la formazione piemontese torna con un’opera intimista dai tratti eastwoodiani che prende forma attraverso meditazioni spirituali e irrequiete, dove le ambientazioni lugubri e fangose del Minnesota invernale, sotto un cielo color fuliggine, si tingono di atmosfere tese da classici western morriconiani, sulla scia de Il Buono il Brutto e il Cattivo, in un incalzare lento e criptico che si trascina sempre più giù, nel baratro oscuro e poetico che percorre le nove tracce di A Man With A Gun Lives Here.

L’estetica strumentale dei brani si trascina nelle correnti nomadi, malinconiche e cantautorali dell’alt-rock statunitense, contraddistinte da ballad gotiche in salsa country dal potere immaginifico, dalle storie alla Woody Guthrie e da un percussionismo primitivo, mescolando ritmiche cadenzate e riverberate a trame arpeggiate e psichedeliche, facendo scorrere tra i solchi polverosi le chitarre acustiche slide della tradizione southern folk, che vanno a mescolarsi alle derive elettriche, cupe e liturgiche del dark blues del Mississippi.

A Man With A Gun Lives Here è un cammino tortuoso e precario che ha le sue radici nella controcultura hobo di fine Ottocento e Novecento, negli anni della Grande Depressione; un’eredità che si è manifestata soprattutto nell’arte e nella letteratura on the road di Kerouac, in un percorso di sopravvivenza bohemien fatto di treni merci presi al volo clandestinamente, alloggi di fortuna, lavori occasionali e amori rubati, ma anche di grande dignità.

Memorie di verande arrugginite e scricchiolanti, di venti aspri del Sud che soffiano su terre aride e spoglie e dell’odore della polvere da sparo che si confonde con quello della cenere di sigarette mai spente.

Posti abbandonati, dove i cani randagi delle praterie americane rincorrono le carezze dei ricordi gelidi riposti in vecchie cantine dismesse, fiutando i resti di ossa umane seppelliti in sacchi di iuta sotto il silenzio assordante di campi di grano ormai sterili da tempo.

Membri della band:

Samuel Manzoni: voce, chitarra acustica

Andrea Bertoli: piano, farfisa, wurlitzer

Filippo Sperotto: chitarra acustica, chitarra elettrica

Mattia Rodighiero: batteria

Edoardo Perona: chitarra elettrica

Marco Tommaso: basso, banjo, double bass, armonica

Tracklist:

1. Hoboes That Pass In The Night

2. Prairie-dogs

3. Falling Down, Henry

4. In Cold Blood

5. A Tiny Man Called Smith (feat. Swanz The Lonely Cat)

6. Summer Clouds

7. Psalm

8. The Curse Of Peak Hill

9. Bones Orchard

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