Hugomorales: recensione di Hugomorales

Hugomorales

Hugomorales

Tazzina Dischi

12 maggio 2023

genere: psichedelia elettronica, folktronica, esotica, etnica, weird folk, canzone d’autore, folk acustico, reggae

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

A distanza di tre anni dalla pubblicazione di Oceano, il cantautore e polistrumentista umbro Emiliano Angelelli in arte Hugomorales manda alle stampe il suo nuovo album omonimo, edito per Tazzina Dischi e anticipato dall’uscita dei singoli New York e Banana Split.

Immersi nel loro habitat surreale, variopinto e stralunato, Emiliano Angelelli e il suo alter ego Hugomorales continuano a camminare su quel filo colorato anche noto con il nome di fantasia, assunto come pretesto per guardare le cose con occhi diversi, per dissimulare paesaggi bizzarri e liriche evocazioni fuori dallo spaziotempo, facendo sì che quella prospettiva fatta di immaginazione e curiosità si trasformi in resistenza politica nei confronti delle bolle di consenso che appiattiscono la realtà.

“La salvezza sta nello sguardo” – citando la scrittrice francese Simone Adolphine Weil – alla stregua di un’arte terapeutica che cura i sentimenti inespressi o rimossi, insieme a quelle fragilità che spesso temiamo di condividere.

Un concept caleidoscopico, frizzante e melodico dal sapore favolistico, attraverso il quale Hugomorales mescola folk acustico, elettronica, psichedelia e una malinconica e vellutata postura vocale, muovendosi nello spazio di un realismo magico cantautorale impregnato di scenari capovolti (vedi artwork), reading bucolici, riflessioni sugli esseri umani tra il serio e il faceto ed influenze sonore che spaziano dai Beatles di Obladì Obladà (Intelligenza Artificiale) a band quali Animal Collective e Architecture in Helsinki (come dichiarato dallo stesso autore), coniugando filastrocche per bambini a divagazioni folk-etniche: un’indole giocosa, disincantata e retro-visionaria che il polistrumentista ternano, nelle sue tre uscite discografiche firmate Hugomorales, ha dapprima raffigurato con i pinguini che osservavano gli astronauti, poi con i pesci che conquistavano la terra costringendo gli uomini a rifugiarsi in mare, e ora, in quest’ultima release, con giraffe spaziali guardiane del sistema solare che si cibano di foglie sul suolo lunare e ci proteggono dai raggi cosmici.

Un disco per bambini, animali e adulti ancora non compromessi dalle brutture della vita (non a caso i testi di Mucca Arcobaleno e Palazzo di Gelato sono liberamente ispirati da favole di Gianni Rodari), che Hugomorales ha concepito assemblando un patchwork di suoni e atmosfere che precipitano, si accavallano, prendono il volo come stormi di uccelli impazziti e irrompono tra palazzi fatti di gelato, sognando di svegliarsi una mattina a Chicago (Banana Split) sulle note bobmarleyane di Buffalo Soldier, e scoprire che tutto è cambiato, che non ci sono più sparatorie.

Accordi e parole confluiscono armoniosamente all’interno delle dieci tracce che compongono Hugomorales, disegnando traiettorie imprevedibili attorno a narrazioni nonsense di mucche poco sentimentali che ingoiano arcobaleni di fronte ai turisti di Vipiteno (“se mungi il latte diventa veleno”), carote sciamaniche in grado di spostare grattacieli e far sparire il mondo intero con la sola forza del pensiero, uomini misteriosi contenti di non fare sport e pronti a incolpare qualcun altro per il loro inquinamento mentale.

Proseguendo con l’ascolto troviamo anche un’ironica trasposizione in chiave moderna della favola di Adamo ed Eva e dell’eden biblico, tra serpenti giudicanti che mangiano unghie e la decisione di sposarsi nella Grande Mela (“e ora che siamo a New York, che facciamo, ci sposiamo?”), l’evoluzione di intelligenze artificiali che generano dipendenze interattive sempre più invasive (Photoshop) e scenari da far west dove l’aria profuma di tonno e pollo.

È, dunque, proprio ricercando una sorta di split tra reale e surreale che Hugomorales tenta di raccontare e preservare – quando con leggerezza intima ed evocativa, quando con effervescenza ritmica – speranze, passioni, nuove primavere e altri mondi possibili, pur senza perdere attrito con la consapevolezza e l’esperienza che appartengono ai nostri giorni.

D’altronde, è così che muoiono le infanzie, quando i ritorni non sono più possibili. E allora – per dirla alla José Saramago – non c’è altro rimedio se non quello del serpente: abbandonare la pelle nella quale non entriamo più, lasciarla a terra, tra i cespugli, e passare all’età successiva. La vita è breve, ma in essa entra più di quel che siamo in grado di vivere.

facebook/hugomorales

Credits:

Testi e musiche di Emiliano Angelelli; batterie acustiche suonate da Tiziano Tetro

Mixato e masterizzato da Marco Testa presso il Sinusoide Studio di Terni

Tracklist:

1. Mucca Arcobaleno

2. Il Mistero Dell’Uomo Contento

3. New York

4. Carota

5. Giraffe Spaziali

6. Palazzo Gelato

7. Banana Split

8. Intelligenza Artificiale

9. Far West

10. Photoshop

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