Janis Joplin: recensione di Pearl

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Pearl ha una sua identità.
Sin dalla prima canzone ci si sente avvolti dal carisma di cui questo disco è impregnato. L’ultimo della carriera di Janis Joplin, quasi una testimonianza post mortem.

Come Over è un viaggio tra le sonorità blues e cavalcanti dell’album.

Con Cry Baby sembra di ritrovarci in una chiesa di Chicago, durante un concerto gospel. La voce di Janis è così trascinante, tale da regalare brividi ed emozioni che solo una voce black è in grado di suscitare.

Un grido lento e intonato di dolore, graffiante come le sue sofferenze interne.

Soffermarsi a godere della traccia seguente è come prendersi un momento per sé e ristabilire il nostro equilibrio.

A Woman Left Lonely è un crescendo di intensità, nel quale la Joplin gioca con la potenza e l’eleganza del suo talento canoro.

Proseguendo tra le meraviglie che Pearl ci offre, troviamo Me and Bobby Mcgee, una cover che Janis ha voluto registrare e inserire nel suo ultimo capolavoro: la sua versione riuscì a scalare le classifiche americane e fu introdotta nella lista redatta da Rolling Stones, tra le canzoni più belle di tutti i tempi.

Mercedes Benz è un inno hippy: spirito che Janis ha abbracciato sin da subito e portato avanti fino alla fine.

Racconta di quanto sia effimera la felicità data dai beni terreni. È una canzone unica nel suo genere, senza il supporto della sua band e cantata interamente a cappella. Solo così possiamo godere appieno della sua voce ispida e calda.

Pearl ci saluta con un brano che, a parere mio, è il migliore di tutto l’album: Get It While You Can.

Nelle vesti del più classico blues di quei tempi, le sue parole scivolano leggere e diventano un’unica cosa con il suono della sua band.

“Prendilo quando puoi”, ci esorta a fare nostro un amore quando è possibile, anziché lasciarcelo sfuggire.

L’ennesima testimonianza di quanto Janis sentisse questo forte bisogno di amare e di essere amata in tutta la sua grandiosa e spettacolare persona.

Il disco esce tre mesi dopo la sua morte, sopraggiunta a causa dell’abuso di eroina.

La grande voce del blues al femminile ha lasciato un solco indelebile in quella che è stata la più grande rivoluzione di tutti i tempi.

E per i 50 di Woodstock ricorsi quest’anno, vogliamo renderle omaggio.

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