Low: recensione di Hey What

Low

Hey What

Sub Pop

10 settembre 2021

genere: white noise, slowcore, drone, folk elettronico, shoegaze

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

A distanza di tre anni dal precedente Double Negative, la band originaria del Minnesota Low manda alle stampe il suo tredicesimo album intitolato Hey What, edito per Sub Pop Records e anticipato dall’uscita dei singoli Days Like These, Disappearing e More.

Con alle spalle ventisette anni di onorata carriera nella multiforme mischia underground dell’alternative rock, per come veniva percepito negli anni ’90 e per come si è trasformato durante tutti questi anni, la formazione statunitense di Duluth, ridotta ai due coniugi mormoni Mimi Parker (col suo zuccotto color rosso mattone e il suo cappello di paglia) e Alan Sparhawk (con la sua salopette d’ordinanza in versione moderno Robinson Crusoe), con il concepimento di Hey What riprende quel wall of sound atmosferico e umorale già intrapreso sei anni fa con il disco Ones And Sixes, verosimilmente influenzato e amplificato dalle conseguenze della pandemia, continuando a plasmare e modellare in maniera viscerale (servendosi anche in quest’occasione della produzione di BJ Burton) gli elementi combinatori e creativi della propria materia artigianale slowcore.

Se da un lato c’è la sensazione che tematiche e atmosfere vengano risucchiate dalle derive sonore dissonanti, ansiogene, claustrofobiche e abrasive della contemporaneità, come ferite mai del tutto cicatrizzate, dall’altro emerge la necessità di allontanarsi dal rumore del caos esterno per rifugiarsi nell’estetica sacrale di un mondo interiore denso di spiriti e ombre, ricercando uno stato di quiete anestetizzante fatto di tonalità celestiali e balsamiche.

Ci si ritrova, di fatto, catapultati all’interno di una zona grigia dell’anima, tanto monumentale quanto fragile e suscettibile nel suo volume epidermico, dove tutto si muove tra due sponde complementari e apparentemente statiche, secondo una forma di osmosi intima e spirituale tra la tradizione di certo folk pastorale di radice americana e le intuizioni sperimentali messe a disposizione dall’elettronica digitale.

Spaziando nel rapporto simbiotico degli opposti e del contrasto, e nel dualismo atavico tra bianco e nero, tra sacro e profano, tra notte e giorno, tra melodie naturali e rumorismo artificiale, tra densità e dilatazioni, e con il passo processionale di un requiem in accordatura minore, le dieci tracce di Hey What riescono a stimolare una serie di tensioni emozionali oniriche, introspettive e proteiformi, in cui si materializzano stratificazioni e riverberazioni noise, imponenti matasse droniche, intermittenze digitali glitch, muri di feedback e ritmiche percussive dall’andamento marziale e solenne, le quali si mescolano alle voci armoniche, ipnotiche, tremolanti, evocative, malinconiche e liturgiche dall’impronta gospel, intrecciate talvolta a cappella, di Mimi Parker e Alan Sparhawk.

In questo nuovo capitolo discografico, poggiandosi su un composto omogeneo dalla superficie distorta, sgranata e pixellata, ed attraverso una proprietà di linguaggio minimale che si sviluppa per sottrazione e per disidratazione, i Low vanno a scavare nella desolazione e nella solitudine dell’essere umano, nell’oscurità di quegli abissi che lentamente inghiottono ogni forma di speranza, dove ogni orizzonte sembra assottigliarsi fino a dissolversi in sfumature di psichedelia ambient alla Peter Green.

Ed è forse proprio questo il prezzo da pagare per convivere con il peso dei ricordi e con tutto il dolore accumulato nel tempo, arrendendosi al fatto che non saremo mai individui completamente realizzati, ma destinati a rincorrere in eterno i nostri desideri e un qualcosa che somigli vagamente a un’idea di redenzione e catarsi. Giorni come questi sarà davvero difficile lasciarseli alle spalle: come quando una canzone ti rimane in circolo, insinuandosi sottopelle alla stregua di un qualsiasi pezzo di fattura pop.

Membri della band:

Alan Sparhawk: voce e chitarra

Mimi Parker: voce e batteria

Steve Garrington: basso

Tracklist:

1. White Horses
2. I Can Wait
3. All Night
4. Disappearing
5. Hey
6. Days Like These
7. There’s A Comma After Still
8. Don’t Walk Away
9. More
10. The Price You Pay (It Must Be Wearing Off)

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