Colonnelli: recensione di Iniezione Meccanica Continua

Colonnelli

Iniezione Meccanica Continua

Autoproduzione

12 novembre 2021

genere: thrash metal, speed metal, hardcore

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Recensione a cura Marco Calvarese

I Colonnelli, giunti al terzo LP intitolato Iniezione Meccanica Continua, possono ormai essere derubricati dalla lista degli emergenti ed essere inseriti comodamente tra i gruppi ormai affermati nella nicchia del metal italico.

Il loro è un thrash sufficientemente ricercato, diretto, senza troppi fronzoli, immerso in un limpido torrente di melodia rock italiana, e con un’anima alternative-punk-hardcore che fa del loro prodotto qualcosa di sempre fresco ed appetibile.

Riff immediati e senza compromessi che spaziano dal repertorio dei Metallica a quello degli Slayer, non senza una discreta originalità ritmica dal suono distorto e corposo, con armonie vocali in italiano sempre ben definite, appiccicose al punto da fissarsi presto nelle orecchie e ottimamente arrangiate con la sezione musicale, alternando frequenti cambi di tempo e una qualità compositiva assolutamente sopra le righe. Sono queste le ragioni del meritato successo ottenuto dei Colonnelli, che li ha portati ad aprire i concerti degli IN.SI.DIA.

La “trilogia della benzina” (così il leader della band ha battezzato questa prima parte della loro carriera musicale) si chiude con Iniezione Meccanica Continua che, nella copertina quanto nel titolo, tradisce la profonda passione del gruppo per motori ad alta cilindrata e per uno stile di vita e musicale “high speed”.

Tuttavia, appena messe su le cuffie, resto un po’ interdetto per una subliminale ingenuità compositiva non avvertita in precedenza, neppure nel primo album, che fa capolino, invece, negli stacchi “freddini” delle tracce Primo Sangue (seppur sorretta da una strofa furiosa che fa tanto Whiplash) e Federico Io Ti Ammazzerò (davvero feroce e impreziosita da un ottimo assolo).

“Dettagli”, mi dico, e per fortuna, dopo un partenza un po’ diesel (tanto per restare in tema), si comincia a carburare come dio comanda nel brano Uomo Morto Nel Mio Letto, con una tirata di rullanti à la Exodus arricchita da un riff tanto elementare quanto arrapante, da cambi di tempo azzeccatissimi e da un ritornello melodico che si inchioda nelle budella, per poi ingranare definitivamente la quinta con la slayeriana Il Cantico dei Colonnelli (l’autocelebrazione fa parte dei tanti fili che uniscono i tre lavori in studio), forte di un refrain trascinante e “da concerto”.

Da qui, i rabbiosi maremmani vanno a tavoletta e l’entusiasmo cresce man mano che la testina scorre sul vinile, fino ad imbattersi nel rifacimento di Elettricità (canzone dei Santo Niente di Umberto Palazzo) che, come accadde tre anni fa con Festa Mesta dei Marlene Kuntz, più che una cover, è una scomposizione e ricomposizione “cubista” del celebre pezzo rivisitato in chiave thrash hardcore: un omaggio a una band storica del rock nostrano e una prova inconfutabile della fervida e malata fantasia di questi tre musicisti.

Elettricità segna lo spartiacque dell’album, entrando nel vivo con l’esecuzione ad altissimi ottani di Interceptor, l’episodio più violento nonché zenith tecnico e armonico dell’intera release, il cui lampante riferimento cinematografico viene accompagnato da infusioni tecnicamente ineccepibili di “storture” alternative ed enfatizzato da un doppio pedale scatenato, poggiandosi su un impianto thrash death (eh si: death!).

Non Uscirò Mai Vivo Da Questo Mondo è, invece, un breve intermezzo strumentale che introduce a quello che il successivo step di squisita fattura, ovvero Furiosa: canzone che tocca le stesse corde di Interceptor, andando a tratteggiare, in un continuum ideale, i contorni della cifra stilistica dei Colonnelli. Questi ragazzi sembrano aver fatto una full immersion nel miglior groove metalcore per dare fluidità alla propria idea di thrash, riemergendone con un sound talmente ben definito da potersi concedere di volare liberi in ogni direzione del metal, spaziando dalle delicate inflessioni neoclassiche del breve assolo di Iniezione Meccanica Continua alle palesi melodie distorte di sponda Nirvana.

Prendete, poi, ad esempio Fossi Benzina, A Voi Romani: un semplicissimo 4/4 che scivola senza accorgersene in un blast beat su cui si innesta un testo che altro non è che una rilettura moderna del buon Cecco Angiolieri. Sembra di vederli ridere e divertirsi mentre mescolano influenze a piacimento e guardano le facce attonite degli ascoltatori, poco prima di congedarsi con la sorpresa più inaspettata: una cover, stavolta molto fedele (se si eccettua per le distorsioni), della famosa Love Will Tear Us Apart dei Joy Division (si, avete capito benissimo, i Joy Division).

Spegniamo, dunque, i riflettori su un disco che, tra alti (tanti) e bassi (molto pochi), chiude col botto questo concept album; un lavoro sviluppato in tre atti e intriso di dotte citazioni cinematografiche (da Trappola di Cristallo a Mad Max), che ha contribuito ad inquadrare in modo definitivo il poliedrico percorso artistico dei Colonnelli. Raggiunta la maggiore età in studio, è ormai tempo di trasmettere la stessa energia nelle performance dal vivo, calandosi in quella dimensione emotiva che, probabilmente, meglio rappresenta e valorizza l’indole naturale della formazione toscana.

https://www.facebook.com/ICOLONNELLI

Tracklist:

1. Primo sangue
2. Federico io ti ammazzerò
3. Uomo morto nel mio letto
4. Il Cantico dei Colonnelli
5. Elettricità
6. Interceptor
7. Iniezione meccanica continua
8. Non uscirò mai vivo da questo mondo
9. Furiosa
10. Fossi benzina a voi Romani
11. Love Will tear us apart

Membri della band:

Leonardo Colonnelli – voce e chitarra
Andrea Deckard – basso
Bernardo Grillo – batteria

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