Recensione a cura di Andrea Musumeci
21 febbraio 2020, esce Pugili Fragili, il nuovo album di Piero Pelù, edito per Sony Records ed anticipato dall’uscita di Picnic all’Inferno e del singolo sanremese Gigante.
Festeggia così i suoi quarant’anni di onorata carriera l’ex frontman dei Litfiba. Battere il ferro finché è caldo… ed un rocker navigato come Piero Pelù è il primo a saperlo. Il ferro è caldo, puoi modellarlo.
Il 58enne rocker fiorentino, nel corso del suo percorso artistico, ha modellato e trasformato il proprio prodotto musicale, come fosse un vaso di argilla bagnata, e si è adeguato alle mode del business discografico, con il chiaro intento di rimanere sulla cresta dell’onda, al contrario, ad esempio, dei Maroccolo e Fiumani: il primo consapevolmente impegnato a seguire le correnti della musica sperimentale ed il secondo, invece, rimasto nella trincea underground della sua vena compositiva anarchica e fuori dalle logiche di mercato.
Dunque, bentornati nel luna park di Piero Pelù, uno dei frontman più rappresentativi e sfrontati della scena rock tricolore. I nostalgici sanno bene che i tempi della trilogia degli elementi sono oramai melodie che appartengono ad un passato lontano, così come la tetralogia degli anni ’90. I fan dei Litfiba, quelli della prima ora per capirci, avevano già gridato al tradimento all’inizio degli anni ’90, quando l’ex bassista Maroccolo decise di concludere la sua esperienza nei Litfiba e quando la coppia Pelù e Renzulli decise di cavalcare il mondo del rock con sonorità più adatte alle radio FM.
Cambio di rotta che “El Diablo” Piero Pelù ha mantenuto negli anni, soprattutto durante la sua carriera solista. Del resto, diciamocelo, Piero Pelù sembra trovarsi decisamente a suo agio in questa nuova veste, che, a dire il vero, nuova non lo è più da parecchi anni. I tempi di “non voglio più amici, ma voglio solo nemici” si perdono nella nebbia dei ricordi, perchè lo spirito ribelle di una volta è letteralmente scemato e perchè il rock ribelle è roba per giovani incazzati col mondo. Eh già, perchè, come ammette lo stesso cantante toscano: “Ormai sono giunto a quell’età in cui o ti diverti a fare quel che fai o te ne vai a curare l’orto”.
Con alle spalle un curriculum di 11 album con i Litfiba e 5 da solista, Piero Pelù sale nuovamente sul ring con la nuova release Pugili Fragili; frutto dei pugni dati e incassati nell’arco di una vita, di quelli che servono a crescere. Almeno in teoria.
10 brani che raccontano la visione personale del maturo cantante toscano di fronte ai cambiamenti climatici del mondo e rispetto a tematiche sociali ed introspettive. Lo fa con la solita energia e la carica animalesca che lo hanno sempre contraddistinto, ma senza regalare nessuno spunto innovativo.
Picnic all’Inferno e Canicola, rispettivamente prima e ultima traccia dell’album, sono accomunate dal filo conduttore della causa ambientale: argomento quantomai di attualità e reso ancora più credibile grazie all’inconsueto duetto con Greta Thurnberg. Quello legato al clima è un tema che desta non poche preoccupazioni; perchè se è vero che nella società del consumismo è sempre difficile smaltire plastica e polistirolo, è altrettanto complesso smaltire la cosiddetta musica usa e getta. La cover di Cuore Matto, presentata anch’essa durante il Festival di Sanremo, è, invece, un gentile omaggio a Little Tony e ad uno pezzi più popolari della canzone italiana, ma nella sua rivisitazione più energica ed elettrificata.
Nata Libera è una sorta di ballad che affronta il tema della violenza sulle donne con il quale Piero Pelù sembra voler chiedere scusa a tutte le donne del mondo per i comportamenti inaccettabili degli uomini; c’è poi il coinvolgente duetto con Andrea Appino degli Zen Circus in Fossi Foco, brano che punta il dito contro le intolleranze nei confronti delle diversità di ogni genere e rende merito al poeta toscano più punk della storia, ossia Cecco Angiolieri.
Luna Nuda, scritta a quattro mani con Francesco Sarcina de Le Vibrazioni, vira su basi lounge-elettroniche da Papete Beach e si rivolge al nostro vivere quotidiano: un invito a riprendersi parte della propria vita, tornando a dare importanza ai rapporti interpersonali, lontano dal mal di vivere moderno, dalle dinamiche frenetiche e da ogni distrazione tecnologica.
L’inedito presentato all’ultima edizione del Festival di Sanremo, Gigante, dal ritmo sicuramente più adatto alle sigle dei cartoni animati, fa immaginare Piero Pelù che divide il palco coi Gem Boy e Cristina D’Avena, tralasciando l’imbarazzante somiglianza del ritornello con quello di Keep Your Heart Broken dei The Rasmus. Probabilmente, Piero Pelù non sa nemmeno chi siano i The Rasmus. Ma tant’è.
In conclusione: cosa ci rimane dopo aver ascoltato Pugili Fragili? Senza dubbio, un prodotto ben confezionato, pronto ad ottenere i facili consensi dell’utenza di massa, arrivando ad un pubblico più vasto. Quello di Radio 105 ed RTL, per intenderci.
Insomma, se volete accontentarvi di una tipologia di elettro-rock poco impegnativo ed orecchiabile, con qualche schitarrata qua e là, Pugili Fragili è il disco che fa per voi, ma che già dopo un paio di ascolti potrebbe risultare stucchevole e retorico nei contenuti, ed a tratti ridondante nell’esecuzione.
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Tracklist:
Picnic all’Inferno
Gigante
Ferro Caldo
Pugili fragili
Luna Nuda
Cuore Matto
Nata Libera
Fossi Foco
Stereo Santo
Canicola
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