Sis Felix: recensione di Rebirth

Sis Felix

Rebirth

Autoproduzione

26 maggio 2021

genere: new wave, dark wave, synth rock, post-punk, gothic rock, dark dance

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

A due anni di distanza dal precedente lavoro Figures, la band gothic rock foggiana Sis Felix manda alle stampe un nuovo EP dal titolo Rebirth, autoprodotto e anticipato dall’uscita del singolo omonimo.

Se da un lato i Sis Felix, veterani nell’ambiente new wave sin dalla metà degli anni ’80, non hanno mantenuto le aspettative di chi, ascoltando quel demotape d’esordio nel 1987, li aveva collocati tra le nuove leve più promettenti del rock tricolore, dall’altro hanno invece conservato quella genuina devozione per il variegato scenario enciclopedico della new wave dark, in ogni sua derivazione, rifiutando qualsiasi genere di corruzione da parte della contemporaneità.

Rinati dalle loro ceneri nel 2012, inizialmente soltanto con attività live e successivamente producendo del nuovo materiale, i Sis Felix sono riusciti a riprendere quel discorso interrotto tanti anni prima, reinterpretando lo zeitgeist emotivo di quel periodo storico e rifacendo un leggero lifting a quell’estetica retrò eighties, mantenendosi nell’orbita satellitare di quelle coordinate stilistiche che contraddistinguono la letteratura ortodossa di realtà seminali albioniche dark e post-punk (The Cure, The Sound, Echo And The Bunnymen, Talk Talk e Killing Joke) e abbracciandone gli stilemi più luccicanti, trasognati e teatrali, ma senza la visione autodistruttiva di Ian Curtis.

L’artwork di Rebirth, in quel fotogramma desolante e spettrale, raffigura quella che potremmo riassumere come la lezione spirituale che ci viene dall’albero: da una parte, la metafora della resistenza all’attacco delle intemperie della vita, e dall’altra il concetto basico di rinascita (quantomai attuale in questi tempi di pandemia), per il quale nulla di nuovo può nascere se qualcosa di vecchio non muore. Ovvero, la morte non come interruzione, ma come indispensabile trasformazione affinché vi siano ulteriori rinascite, per favorire le cosiddette nuove stagioni della vita. Pertanto, si rinnova il dualismo simbiotico e speculare tra la vita e la morte, dell’una che vive in funzione dell’altra.

“Fino a quando non avrai appreso questo morire e rinascere, non sarai che un triste viaggiatore per l’oscura terra”. (J.W. Goethe).

“Rebirth restituisce una nuova forma di speranza, dal momento di caduta e piegamento, fino ad un rinnovato rigore spirituale dalla catarsi, liberando la sua entità e purificando l’anima con rinnovata forza”. Con queste parole, il collettivo pugliese descrive il perimetro narrativo-emotivo-strumentale di questo nuovo segmento discografico: composizioni articolate da un’accentuata predisposizione alla contaminazione (ad esempio, nei brani Your Colours e Sorrow troviamo il violino di H.E.R., violinista pugliese che ha collaborato con Franco Battiato, Morrissey, Teresa De Sio) ed intrise di atmosfere cupe, sature, tenebrose e morbidamente psichedeliche, che confluiscono tra i solchi e le rughe di quella struttura vintage che arriva da molto lontano, nutrendosi di scorie elettro-wave nostalgiche e moderatamente passionali, e che, proprio per questo motivo, corrono il rischio di scivolare dentro l’ennesima operazione amarcord.

Alimentando certi contrasti umorali, dai quali emergono strati sedimentati di tristezza e di inquietudine esistenziale, le quattro tracce di Rebirth raccolgono la sensibilità percettiva e il manifesto intellettuale della new wave e li sviluppano attraverso un viaggio introspettivo e metafisico dall’incedere malinconico, morboso, decadente, carico di pathos struggente e sostenuto da una forte dose di riscatto interiore condita da elementi visionari di memoria wendersiana.

La nuova opera dei Sis Felix si compone di fraseggi rigogliosi e cerimoniali, ricami solenni dalle vivaci ed orecchiabili melodie post romantiche e di una ritmica pulsante e circolare dall’andamento punk: uno spartito gotico ed evocativo impregnato di liriche angosciose, nelle quali si intrecciano, con discreto equilibrio sacrale, distorsioni luminose e taglienti, tessiture convulse e sintetiche, beat elettronici e marziali, bassi gommosi e metallici, linee vocali baritonali, austere e magnetiche che affondano in lugubri, ombrose e asciutte lande color blu di Prussia, rievocando l’espressione poetica e canora di Mark Hollis e Jaz Coleman.

Tra rimpianti e nuove speranze, quali valvole di sfogo epidermiche per ansie personali e per quel cosiddetto mal di vivere dei nostri tempi, Rebirth trasporta l’ascoltatore verso luoghi inesplorati e inaccessibili, tra figure dolenti, paesaggi spogli e minacciosi cieli plumbei, perennemente in bilico tra calma e tempesta, tra salvezza e dispersione, tra senso di abbandono e desiderio di rivalsa, in cerca di una via di fuga dai conflitti interiori e dalle dinamiche oppressive del sottosuolo, nel conforto delle proprie tenebre.

Esiste, dunque, un filo comune che lega tutto ciò che rientra nel muschio sonoro della new wave; come una specie di spina dorsale dell’anima, un palcoscenico emotivo che riflette e invita a riflettere sul significato essenziale della vita, interrogandosi in tal senso e mettendo in scena il proprio vissuto sottoforma di somma di esperienze individuali accumulate nel tempo, affrontando le cadute e il dolore delle mancanze e ricercando, alla fine, una sorta di redenzione ascetica.

Quello dei Sis Felix è senz’altro un gradito ritorno: il quintetto pugliese, grazie all’esperienza e alla maturità acquisite, ha sviluppato una maggiore consapevolezza: se da un lato, la spensieratezza acerba e sognante della gioventù è svanita definitivamente, dall’altra si è conservata quella voglia mai troppo scontata di rimettersi in gioco, di continuare a cullare l’utopia del sogno e, soprattutto, la capacità di cogliere la bellezza che si cela dietro la rinascita. Perché in certi casi bisogna avere il coraggio di “Fermarsi per poi avere il vigore di ripartire”.

https://www.facebook.com/SisFelixBand/

Membri della band:

Roberto Pellicano: voce

Alessandro Brescia: basso

Raffaele Addivinelo: batteria

Davide Cavallo: synth, tastiere

Savio Albanese: chitarre

Tracklist:

01. Rebirth
02. Sorrow
03. Your Colours
04. Lost Time

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