Tom Smith
There Is Nothing In The Dark That Isn’t There In The Light
(PIAS Recordings)
5 dicembre 2025
genere: folk acustico, cantautorato, folk cinematico, indie-folk
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Recensione a cura di Andrea Musumeci

A tre anni dall’ultimo album con gli Editors, Tom Smith debutta come solista con There Is Nothing In The Dark That Isn’t There In The Light, pubblicato da PIAS Recordings e anticipato dai singoli Lights Of New York City, Life Is For Living e Broken Time.
Prodotto da Iain Archer, il disco si muove su coordinate folk-cinematiche sobrie ed eleganti. Voce, chitarra acustica e pianoforte costituiscono l’anima di un suono notturno e misurato, che valorizza l’intensità della scrittura e il timbro profondo di Smith.
Gli arrangiamenti, spesso orchestrali ma mai invasivi, mettono a disposizione uno spazio d’ascolto maturo, immersivo e più raccolto: dimensione ideale per ristabilire un contatto diretto e confidenziale con il proprio pubblico.
Dopo oltre vent’anni alla guida degli Editors, Tom sceglie di mettersi a nudo, rinunciando alla protezione della sua band per confrontarsi direttamente con la propria interiorità. Questo primo lavoro solista nasce come un’esigenza personale, autobiografica, in cui emergono emozioni vissute e pensieri sedimentati nel tempo. Molti brani risalgono a fasi precedenti della sua carriera, ma trovano qui una forma definitiva grazie al lavoro con Archer.
There Is Nothing In The Dark That Isn’t There In The Light – che per assonanza somiglia a There Is a Light That Never Goes Out degli Smiths – attraversa il metaforico ed eterno dualismo tra luce e buio, alternando malinconia e apertura, fragilità e resistenza. Ne emerge un percorso intimo che evidenzia la crescita umana e artistica dell’autore, dove la musica diventa sia cura che strumento di elaborazione: delle inquietudini legate al tempo che passa, del peso delle relazioni, della difficoltà di restare presenti in un mondo sempre più frenetico. Senza cedere al pessimismo, Smith apre a una possibilità di riscatto, affidata a un’idea semplice e vitale: vivere finché è possibile.
Le dieci canzoni si susseguono tra atmosfere crepuscolari e richiami al lato più introspettivo di Springsteen, alla sensibilità dell’ultimo Paolo Nutini e a suggestioni dylaniane. “Volevo qualcosa di più legnoso, alla Nick Drake, o qualcosa di più moderno”, racconta Smith.
Lights Of New York City, Northern Line ed Endings Are Breaking My Heart guardano alla giovinezza con uno sguardo lucido e nostalgico, riflettendo sul cambiamento e sull’incapacità di riconoscere il valore dei momenti mentre accadono: “we can’t meet again when we were young, it’s right there in your hand, and then it’s gone”.
Life Is For Living, scritta con Archer, incarna il versante più luminoso e fiducioso del disco (“life is for living any way you want, live it ‘till it’s gone”), mentre Broken Time racconta la tenuta di un amore messo alla prova dall’incertezza. In chiusura, Saturday si adagia su toni notturni e raccolti, evocando il bisogno di evasione e il conforto delle relazioni autentiche.
Con questo esordio, Tom Smith compie un passo deciso verso un approccio più personale e diretto, affidata a soluzioni minimali e a un’espressività senza filtri, in cui vulnerabilità ed essenzialità diventano il vero centro emotivo di questo nuovo e gradevole progetto.
Tracklist:
1 Deep Dive 2 How Many Times 3 Endings Are Breaking My Heart 4 Life Is For Living 5 Broken Time 6 Lights Of New York City 7 Souls 8 Northern Line 9 Leave 10 Saturday

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