Travis: recensione di The Invisible Band

Travis

The Invisible Band

Sony/Epic

11 Giugno 2001

genere: britpop, indie rock, alternative rock

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Recensione a cura di Anna Tassello

Se pensiamo alla Scozia nel pieno degli anni Novanta, e al sound di quel periodo, non possiamo non citare un nome: Travis.

Formatosi sui banchi di scuola della Lenzie Academy di Glasgow, il quartetto scozzese divenne poi un riferimento per band altrettanto famose come Coldplay o Keane. All’inizio degli anni ‘90, uno dei primi nuclei della band comprendeva Andy Dunlop e Neil Primrose, assieme ai due fratelli Martyn. Francis Healy, entrò a far parte della formazione qualche mese dopo, diventando nel giro di un anno paroliere e compositore del gruppo.

Nonostante alcuni positivi riscontri, i Travis, però, non sembravano essere in grado di decollare, fino a che un americano, tale Nigel Goldrich, già produttore dei Radiohead, sentendoli alla radio, decise di portarli in studio per dare loro qualche consiglio. I Travis erano, dunque, pronti per trasferirsi a Londra, senza i fratelli Martyn, ma con l’ingresso di Dougie Payne, bassista e miglior amico di Francis Healy, a completare il collettivo.

L’anno è il 1997 e la bomba Oasis era già deflagrata: nella scena britpop, già parecchio in fermento, entrano anche Francis Healy e soci all’esordio con Good Feeling.

I Travis devono più di una semplice influenza alla band dei fratelli Gallagher e il loro primo album ne è la prova.
The Man Who arriva due anni dopo l’esordio e sembra ricalcare le orme del disco precedente: accoglienza tiepida del pubblico e pochi passaggi in radio. Un controsenso vero è quello che porta il titolo del terzo album in studio: The Invisible Band è da subito un grosso successo commerciale, vendendo in poche settimane più che il suo predecessore in un anno e mezzo. I Travis sono primi in classifica in Inghilterra e, grazie al singolo Sing, conoscono la fama mondiale.

Questo nuovo capitolo discografico è un passo in avanti dal punto di vista della produzione e degli arrangiamenti, sicuramente più complessi. Il cantato di Francis Healy, giocando con il falsetto, risulta sempre incisivo. I Travis propongono una formula nella quale la “pop-song” viaggia sul filo della malinconia e del romanticismo, e questa sembra essere, ormai, la dimensione in cui i Travis si trovano più a loro agio, dimostrando anche di aver raggiunto una certa maturità nella scrittura dei brani.

The Invisible Band è, in fondo, una sorta di concept album sulla difficoltà di restare se stessi e di mantenere i propri progetti nei confronti delle persone che amiamo o con cui viviamo. Ecco perché in Sing viene esortata la propria fidanzata a cantare, a tirare fuori la propria voce; Francis si sfoga nella notturna e solitaria Dear Diary e parla di “fiori che cresceranno alla nostra finestra” (Flowers In The Window).

The Invisible Band è una raccolta di sequenze in cui si rivivono momenti del passato da un punto di vista “invisibile”, come se, tramutatosi in una specie di fantasma, Francis Healy cantasse dei propri tormenti cambiando continuamente spazio, tempo e luogo: così, Side e Pipe Dreams diventano visioni oniriche di un tramonto, The Cage e Safe, con Healy che si accompagna da solo alla chitarra, sono la quiete irreale di un bosco sperduto, Follow The Light raffigura la notte stellata di San Lorenzo, Last Train è l’ultimo addio prima di partire lontano, Afterglow si trasforma nelle onde del mare in inverno, mentre The Humpty Dumpty Love Song trasporta, infine, la mente in un limbo indefinito.

Canzoni evocative, romantiche, pop ma allo stesso tempo anche sofisticate: la voce del frontman è ai più alti livelli e gli altri componenti la assecondano con disinvoltura. I Travis si confermano, ancora una volta, una valida alternativa a chi è abituato a collegare la musica britannica al brit pop degli Oasis o degli Stereophonics, ma con una spruzzata di folk.

Dunque, The Invisible Band si mostra come un lavoro asciutto, senza sbavature; ballate acustiche assimilate al meglio dopo molti ascolti, con il risultato di ritrovarsi a canticchiare qualche ritornello di questo piacevole disco.

Tracklist:

1. Sing
2. Dear Diary
3. Side
4. Pipe Dreams
5. Flowers in the Window
6. The Cage
7. Safe
8. Follow the Light
9. Last Train
10. Afterglow
11. Indefinitely
12. The Humpty Dumpty Love Song

Membri della band:

Francis Healy: voce principale, chitarra ritmica

Dougie Payne: basso

Andy Dunlop: chitarra solista

Neil Primrose: batteria

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