Bloomington, 3 dicembre 2015. Muore Scott Weiland. L’ex cantante degli Stone Temple Pilots e dei Velvet Revolver, nato a San Diego nel 1967, viene trovato senza vita nel suo tour bus in Minnesota, dove si trovava per un concerto della sua band solista, Scott Weiland & the Wildabouts.
L’autopsia ha appurato che la causa della morte è stata un’overdose causata da un mix di alcool e droghe. Scott Weiland iniziò ad abusare di alcool e droga sin da giovanissimo, fino a compiere di lì a poco il primo decisivo passo verso le droghe sintetiche. Quello con la cocaina è stato un incontro descritto dallo stesso Weiland come una vera e propria “esperienza sessuale”.
A quel punto il baratro era solo una questione di tempo: con i primi successi ottenuti durante la breve, ma intensa epoca grunge, piovono anche i primi arresti e condanne per acquisto e consumo di crack, cocaina ed eroina, la prima volta nel 1995.
Slash: “Le cose sembravano andare per il meglio finché Scott non fu arrestato nel parcheggio di Lavish, una sera. Lo presero mentre era seduto in macchina con una tipa e avevano la roba. Lui era già in libertà vigilata, e si trattava della sua ultima possibilità prima dell’arresto. Quella fu una vera svolta per Scott: quando venne rilasciato non tornò a casa, ma nel suo studio. Cercò un pezzo che gli avevamo dato tempo prima. Scrisse il testo per quello che divenne ‘Fall To Pieces’. Scott mise tutto se stesso in quella canzone: è un onesto ritratto di dove si trovava e cosa stava passando in quel momento”.
Scott Weiland in un’intervista a Rolling Stones del 2004 disse: “Sono stufo di parlare di eroina e cocaina. Sono stufo di parlare di come ci si sente nei sedili posteriori di una macchina della polizia. Un sacco di artisti che sono dipendenti dalle droghe hanno questa paura di non essere in grado di scrivere se non fanno uso di droghe. Ho un disturbo bipolare e ho un sacco di sbalzi d’umore già di mio, ho a che fare con queste cose quotidianamente, in ogni caso. Per quanto riguarda la esibizioni, stare su un palco quando sei fatto non è una bella cosa. Ma l’eroina è probabilmente la cosa peggiore per la voce ti asciuga la gola. Ogni volta che mi facevo in tour, perdevo la voce per due settimane”. Una volta avevamo budget per il marketing di un paio di milioni di dollari, ora abbiamo 75.000 dollari. Devi passare un sacco di tempo in tour per compensare la perdita di guadagno dalla mancata vendita dei dischi. A me non piace più come quando avevo venti anni. Sono felicemente sposato e mi pesa non vedere i miei figli. Mia moglie mi viene a trovare in tour per una settimana o due alla volta. Questo è un lungo tour di nove settimane, mi manca molto”.
Tre settimane dopo quest’intervista, Weiland viene trovato morto, esattamente il 3 dicembre del 2015, sul tour bus della sua band ‘Scott Weiland & The Wildabouts’, all’età 48 anni. Sei anni fa ci lasciava uno dei più grandi frontman rock di sempre, dalla personalità carismatica, tormentata e poetica, uno dei timbri più emozionanti degli anni ’90. Per fortuna, l’arte è senza tempo, così come la voce autentica e immortale del compianto Scott Weiland.
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