L’hair metal

Difendere l’hair metal degli anni ’80 può sembrare un’impresa impossibile.

I detrattori dell’hair metal affermeranno che non c’era assolutamente nulla di buono in quel sottogenere phonato e cotonato.

E non saranno affatto dispiaciuti di non comprendere quel “nulla”, che invece per i fan dell’hair metal era così importante.

Forse, l’unica strategia nelle discussioni pro metal, in generale, potrebbe essere quella di affermare per primi che la musica di quel genere era roba da tamarri.

Se volessimo apparire intelligenti, sarebbe per assurdo opportuno dire cose del tipo: “Si, sono d’accordo che gran parte delle band di quell’epoca facevano schifo, ma…” e poi cercare di costruire argomenti a sostegno di una tesi che parte da un livello più umile e meno pretenzioso.

Insomma, una diplomatica presa per il culo nei confronti del vostro interlocutore, anche se ad un certo punto verrà il momento di spiegare anche cosa c’era di buono nella musica metal.

L’aspetto realista della questione è che poi questa situazione di difesa e accusa si può applicare tranquillamente ad ogni tipo di musica, metal incluso.

Gran parte delle cose che abbiamo ascoltato, fondamentalmente, fa schifo, e forse ne siamo consapevoli, ma siamo quasi sempre restii ad ammetterlo.

Può capitare anche questo? Probabilmente si.

La grande rivoluzione introdotta dall’avvento del compact disc è, certamente, la migliore qualità del suono, oppure l’eventuale possibilità che durino in eterno, ma più di tutto la comodità di ascoltare subito il brano che si vuole e poi metterne un altro non appena quello che stai ascoltando diventa noioso.

Allo stesso modo, spesso viene abbastanza comodo e sbrigativo definire più o meno merda tutto ciò che è pop.

Come se pop, l’abbreviazione di popolare, sia automaticamente un sinonimo di bassa qualità o creatività.

Gli esperti passano tanto tempo ad analizzare e recensire interi album; a volte mi è capitato di leggere recensioni che stroncavano un disco perché a parte il singolo non c’era nient’altro di interessante.

Personalmente, mi sento di dissentire da quest’ultimo passaggio.

Ad esempio, pur non essendo un fan super accanito dei The Cure, trovo che un album come ‘Disintegration’ sia importante ed imprescindibile, anche soltanto per soli tre brani quali ‘Pictures of You’, ‘Lullaby’ e ‘Fascination Street’.

I The Cure, ovviamente, lacca e mascara a parte, non c’entrano nulla con il genere hair metal, ma era solo come controtesi ad un certo integralismo della critica musicale.

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