Long Faraway Noise
Long Faraway Noise
autoproduzione
2020
genere: post-rock strumentale, psichedelia
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Recensione a cura di Alberto Maccagno
Long Faraway Noise, il debutto discografico (interamente autoprodotto) dell’omonima band abruzzese vedrà la luce a fine estate 2020.
Un progetto onesto, discreto ed educato.
Le soavi melodie, a tratti disegnate dalle chitarre mentre alle volte tracciate dalle tastiere, conferiscono alla release una sensazione di tranquillità e di pace interiore, disturbata in alcuni frangenti da vere e proprie lame di distorsione (in pieno stile alternative rock) come fossero pensieri negativi che turbano la quiete dell’autore, specialmente nella conclusiva 26’Dystopian Cafè.
Questo contribuisce a creare un effetto agrodolce, inserendo precise sfumature di amarezza nella dolcezza generale delle stesure.
L’aspetto compositivo dell’EP risulta quindi indovinato, così come l’ottima opera di missaggio di cui
gode, in grado di far risaltare il suono dei Long Faraway Noise nella sua interezza e di creare un forte senso di equilibrio durante l’ascolto.
Ciò che, effettivamente, manca al lavoro è una narrazione densa e avvincente che lo renda interessante “di per sé” e non solamente come eventuale base o sottofondo e che elimini il vago sentore di incompletezza che ne pervade alcuni momenti; forse, il canto (le cui potenziali linee sembrano spesso calcate dai sassofoni) avrebbe, da questo punto di vista, fatto al caso dell’ensemble di Pescara.
In conclusione, possiamo affermare come Long Faraway Noise sia un progetto sincero e godibile, oltre che molto ben suonato, che funge da ottimo biglietto da visita e che ci lascia con parecchia curiosità verso la futura evoluzione del complesso.
TRACKLIST:
1. The Lady Who Saw The Devil
2. Lemuria
3. Lifeless
4. 26’Dystopian Cafè
FORMAZIONE:
Fabio Notarfranco – chitarra
Simone Catena – basso
Andrea Di Vincenzo – batteria
Ermindo Civitarese – sassofono
Luigi Buzzelli – synth, piano
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