Intervista a Luca Colombo dei Down the Stone

I Down the Stone, band milanese attiva da qualche anno, hanno pubblicato Raise Your Eyes, il singolo che anticipa l’EP previsto ad ottobre dal titolo Rusty Leash. Abbiamo intervistato il nuovo singer della band, Luca Colombo.

Video:

FR: Ciao Luca, è uscito Raise Your Eyes, il singolo dei Down the Stone che ti vede al microfono insieme agli altri tre componenti, Davide Ursomanzo, Lorenzo Grassi e Fabio Catozzi. Ci racconti di cosa parla questo brano?

LC: Raise Your Eyes non è nient’altro che la mia visione del mondo e di come cerco di affrontare ciò che si pone sulla mia strada. Il periodo storico in cui ci troviamo ci trova impreparati nel dover vivere un continuo stato di false lusinghe e promesse che ci portano inesorabilmente ad entrare in un loop economico/sociale che arricchisce alcuni, ed ha ormai messo la parola fine ad un’esistenza basata sul rispetto del proprio io. Vite frenetiche finalizzate all’ottenimento di beni materiali da sfoggiare sui social per ottenere un minimo di appagamento nel credersi osannati per l’aver ricevuto un’iconcina. E intanto c’è chi si sfrega le mani nel vedere cosa ti piace e quanto sei disposto a venderti per un like in più. A prescindere dalla pandemia, la gente non ha più relazioni umane, gli amanti “swappano ciberneticamente” tra una pubblicità e l’altra, si ha paura di mettersi in gioco e farsi giudicare per ciò che si è nella vita reale. Quel che è peggio è che si è arrivati a pensare che questa sia la normalità. Ma cosa accadrebbe se per un attimo resettassimo questo modus vivendi impostoci e iniziassimo a guardare con occhio critico tutto questo? Io ci ho provato e la prima cosa che mi è venuta in mente sono state le parole di un amico fraterno che, poco meno di un anno fa, nonostante la sua forza e la sua determinazione, è stato sconfitto dal cancro. Ricky, una sera d’estate di molti anni fa, vedendomi particolarmente provato da alcuni problemi, venne da me con la sua birra in mano, il sorriso stampato in faccia ed un sigaretta “elaborata”, porgendomi tutto ciò che aveva in mano. Si sedette con me sul marciapiede e nella maniera più candida possibile, guardando nel vuoto, mi disse: “rialza gli occhi, vedrai che tutto si risolve se guardi avanti. Solo così potrai fare la differenza”. Rialzatosi, si è poi diretto verso una ragazza che avevamo appena conosciuto e, con faccia serissima, si è rivolto a lei dicendole: “Ascolta, la faccenda è seria, dice che le piaci ed è un ragazzo fantastico… se stasera non te lo fai tu, me lo faccio io!”. Quella notte, nel letto, lei mi disse che dovevo essere veramente speciale se un amico era disposto a fare quello che aveva fatto, magari ridicolizzandosi un po’, solo per vedermi sorridere. Oggi, ringrazio la musica per avermi dato la possibilità di poter vivere ancora un po’ di Ricky, della sua follia, della sua arte, potendo riascoltare la sua voce con i suoi Dadi Etro ed i suoi Killanation (oltre alle registrazioni delle nostre prove e dei nostri live in età adolescenziale, che custodisco gelosamente). È difficile essere come lui, ma cerco sempre di prendere quella frase come monito per affrontare al meglio la mia vita. Raise Your Eyes è una canzone d’amore e di amicizia, in fin dei conti. Nulla di più.

FR: A Luglio avevate finito di realizzare il video di un altro brano, Rebirth, ma avete deciso di pubblicare invece questa canzone, che non è supportata per ora da alcun clip. Perché questa scelta?

LC: Sinceramente non ci sono motivazioni particolari, con l’etichetta abbiamo deciso di presentare due anticipazioni dell’EP oltre al video ufficiale, giusto per presentarci al pubblico dato che esordiamo sul mercato.

FR: Down the Stone è la band con cui da un anno a questa parte hai intrapreso una nuova avventura dopo la provvisoria pausa dei Neodea. Come è avvenuta la tua entrata nel gruppo?

LC: Colpa di Marco Barusso! In realtà stavo cercando da un po’ di tempo una situazione differente dove poter esplorare nuovi mondi musicali, in modo da poter liberare la testa, dato che artisticamente mi stavo rendendo conto di essermi arenato. Parlando con Marco, una sera, dopo un concerto dei suoi The Price, mi ha detto che i Down The Stone stavano cercando un nuovo cantante ed ho deciso di contattarli. Qualche prova, qualche risata, poi i lockdown e, secondo me, alla fine, con la pandemia, non hanno più avuto il tempo di dirmi che in realtà mi avevano scartato.

FR: Sei autore dei testi che comporranno il nuovo lavoro dei Down the Stone, puoi anticiparci qualcosa riguardo le tematiche e le sonorità dell’EP Rusty Leash che pubblicherete il prossimo Ottobre?

LC: Sono autore di quattro dei cinque testi presenti sull’EP. Il disco era già iniziato quando sono arrivato io e tre brani erano chiusi e registrati. Uno di questi, War, l’ho voluto lasciare com’era. Su altri due, Raise Your Eyes e DGTall, sono intervenuto modificando melodie e testi su basi chiuse, per renderli miei. Avevo la necessità di dare sin da subito la mia impronta e, fortunatamente, i miei compagni hanno capito e mi hanno supportato in questo. Il filo conduttore di tutte le canzoni che presenteremo è una visione critica del mondo e della società di oggi: “Ciò che il susseguirsi dei giorni ci propone e ci regala”. Dall’alienazione mediatica, al carcere digitale, dalla guerra intesa come unico strumento di pace, al bullismo, fino ad arrivare alla rabbia che esplode in Rusty Leash per il ritrovarci a vivere, ancora oggi, in un paese che non si evolve, pieno di pregiudizi dettati dall’ignoranza.

FR: Avete terminato quindi di registrare i brani, che sono pronti per essere ascoltati. State lavorando ad altro materiale?

LC: Sì! La cosa bella di iniziare una nuova avventura musicale è che tutti hanno un sacco di idee da mettere sul piatto, pronte per essere lavorate. Stiamo già chiudendo le prime stesure di qualche nuovo brano e tutto ci sembra molto interessante. Speriamo di poter presentare un disco nel più breve tempo possibile!

FR: Dopo un periodo difficile un po’ per tutti, avete suonato a luglio al Legend di Milano in una kermesse piena di musicisti. Che effetto vi ha fatto tornare sul palco davanti ad un pubblico che ha dovuto assistere al vostro concerto seguendo le regole dovute al contenimento della pandemia?

LC: Uh, è stato difficilissimo… ne parlavo con altre band che hanno partecipato al Festival e per tutti loro lo stop forzato per un periodo così lungo è stato destabilizzante. L’impressione è stata quella di salire sul palco per la prima volta. Paura di sbagliare, di non essere all’altezza, di non esserti sufficientemente preparato, pipì da ansia prima di iniziare: tutto come all’inizio. Ma è stata un’emozione indescrivibile. Poter guardare il pubblico negli occhi, sentire le loro voci incitarti e cantare con te i ritornelli dei vecchi brani, vederli emozionarsi nel sentire i nuovi pezzi… che dire, sono sensazioni così grandi che è impossibile spiegarle a parole. Rimane solo un sorriso da ebete a fine serata che solo chi suona sa cosa significhi.

Down the Stone:

VOCE – Luca (Lu”) Colombo

CHITARRE – Davide (Dave) Ursomanzo

BASSO – Lorenzo (Abbo) Grassi

BATTERIA – Fabio (Hammer) Catozzi

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