Abbiamo intervistato i vicentini The Mills, reduci dal successo di Cerise, il loro disco d’esordio, uscito il 17 Aprile 2020 per Overdub Recordings.
A rispondere alle nostre domande è stato il frontman Morris.
Come nasce il progetto The Mills e, di conseguenza, il sodalizio tra Morris Dunkan, Augusto Dalle Aste e Giovanni Caruso?
Il progetto The Mills nasce all’inizio del 2019. Il sodalizio con Augusto è l’ora zero del progetto (da quando ho cominciato a scrivere le canzoni); l’ho visto suonare Pat Metheny e ho deciso di coinvolgerlo. Giovanni è un amico, il chitarrista degli Sticky Brain, che non fa parte della band, ma ha registrato le chitarre.
Quali sono le vostre influenze stilistiche?
Non trovo nella musica contemporanea la complessità e gli intrecci artistici che ho sempre apprezzato in musicisti o band per così dire del passato; la mia indole romantica è, d’altronde, spinta ad un’attenzione al vecchio, per concepire il nuovo.I miei ascolti, e conseguenti spunti musicali, convergono da strade diverse: da Lennon ai Pixies, dai Clash passando per New York con i Television e The Strokes, al brit-pop di Graham Coxon e Oasis. Sono uno dei tanti che fa musica grazie ai Nirvana e che, nel tempo, ha ampliato i propri orizzonti con la musica classica ed una quotidiana attenzione agli anni ’70 in genere, da Hendrix, a Zappa e Barrett.
Avete fatto il vostro esordio discografico quest’anno, il 17 aprile, in piena quarantena pandemica, pubblicando l’album Cerise per Overdub Recordings. Cosa si prova a debuttare in un periodo storico così destabilizzante e drammatico?
Non trovo che il periodo sia destabilizzante, né drammatico. La decisione di far uscire il disco, nonostante il periodo particolare, è risultata naturale necessità. Il vero problema è stata la promozione live di Cerise.
Com’è nata la collaborazione con la Overdub Recordings di Marcello Venditti? Come vi siete trovati?
Il cantante dei Born With a Basic Goodness (sotto Overdub), mio carissimo amico, ha fatto sentire il disco a Marcello, che ha così deciso di scritturarci.
Dalle suggestive ed incantevoli valli vicentine, alla caotica urbanizzazione londinese. Qual è il ponte immaginario che secondo voi unisce questi due territori emotivi?
La mia esperienza personale. La medesima solitudine, in campagna e in metropoli.
Come sappiamo, è tempo di ciliegie e il titolo del vostro primo lavoro discografico è giustappunto Cerise. Perché la scelta del titolo è ricaduta proprio sulla lingua francese?
Il titolo pensato originariamente era “Les Fleurs de Van Gogh”, ispirato dall’omonimo quadro, che per me ha un significato particolare. Sembrandoci questo troppo distante, la scelta è ricaduta su “Cerise”.
In una recensione siete stati definiti i “Supergrass del Vicentino”: ascoltando le tracce di Cerise, si possono scorgere richiami sonori che traggono ispirazione dalla musica rock dei Settanta e dal brit rock garage dei Novanta. Insomma, senza dubbio una release di ampio respiro internazionale. Quanto c’è di tutto questo nelle vostre composizioni?
C’è tutto quello sopra citato.
Parliamo delle tematiche dei vostri brani. Quali sono gli argomenti che trattate e chi è l’autore (o autori) dei testi?
I testi parlano di me, Morris: la mia quotidianità, esorcizzazioni del mio passato e futuro.
C’è sempre un prezzo da pagare per lasciarsi alle spalle i demoni del passato. Secondo la vostra esperienza, com’è possibile superare le ombre invernali e raggiungere la rinascita della primavera?
Attraverso la consapevolezza, lo sbaglio, il coraggio.
Cerise è un album concepito nel giro di un anno. Immaginiamo sia stato, quello che va dal 2019 ad oggi, un concentrato di impegni ed emozioni.
Più che nell’ultimo anno, il concentrato di impegni ed emozioni lo abbiamo ormai da un ventennio. Cerise è solo l’inizio di questa esorcizzazione.
Ci congediamo con una domanda di rito: visto che la situazione storica attuale, al momento, sembra non concedere pianificazioni a lungo termine, come state programmando l’immediato futuro?
Scrivendo musica, registrando album, nella speranza di poter suonare il prima possibile dal vivo. Ci sentiamo un vulcano appena nato.
La nostra recensione di Cerise
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