Recensione a cura di Andrea Musumeci
13 febbraio 1970. Una pioggia torrenziale acida, tuoni lontani e il rintocco della campana a morto. Così, 51 anni fa, ebbe inizio la leggenda dei Black Sabbath, con il loro debut album omonimo.
Il fatto che fosse un venerdì 13 non deve essere stato del tutto casuale. Black Sabbath, primo capitolo del collettivo proveniente dalla realtà grigia e industriale di Birmingham, trasuda atmosfere lugubri ed un miscuglio di rock duro e psichedelia blues gotica. Ma l’attenzione viene catturata immediatamente dall’artwork dell’album. La location è il Mupledurham Watermill, un antico mulino sul Tamiginell’Oxfordshire, con in primo piano un’inquietante figura di donna vestita di nero.
L’artwork ritrae una donna dall’età indefinita avvolta in un pesante mantello, si intuisce dalla vegetazione attorno a lei che siamo in inverno, il laghetto vicino al quale è stata fotografata dà a tutta l’immagine un aspetto sinistro, come sinistro è l’edificio dietro alla donna. Tale produzione grafica, stando ai racconti dell’epoca, fu ritenuta addirittura responsabile di alcuni casi di attacchi di panico e stati d’ansia e angoscia di cui furono vittime alcuni possessori del disco.
Black Sabbath fu pubblicato dalla Vertigo e le registrazioni furono eseguite in un solo giorno: uno dei monumenti sonori più importanti della musica rock, senza il quale non sarebbero esistiti l’heavy metal, il doom, lo stoner ed un’infinità di sottogeneri metal tra la fine degli anni ’70 e nei decenni a seguire.
Le sette tracce di cui è composto l’LP uscito nel Regno Unito vanno dalla solennità della title track, alle sonorità blues di The Wizard, con il suo riff di armonica, passando per la zeppeliniana Behind the Wall of Sleep, fino a chiudere il lato A con il capolavoro N.I.B. ed il suo glorioso riff.
I brani presenti sul lato B, Evil Woman, Sleeping Village e Warning, dai titoli, sembrano descrivere l’atmosfera inquietante della copertina, ma di fatto, musicalmente, risultano meno cupi rispetto alle immagini evocate dall’artwork..
Black Sabbath è uno di quegli album la cui bellezza ed importanza sono state riconosciute a posteriori: troppo rivoluzionario per essere compreso dai suoi contemporanei, i quali si stavano lasciando alle spalle il decennio dominato dai Beatles, dalla Brit invasion, dalla psichedelia floreale e dalla cultura hippie, mentre il rock ‘n’ roll stava incominciando a diventare sempre più hard e solo in seguito si sarebbe appesantito.
E se l’evoluzione della musica di matrice blues porterà alla nascita dell’heavy metal, dopo più di 50 anni possiamo affermarlo con certezza, è anche e soprattutto per merito dei Black Sabbath e di questo immenso lavoro discografico.
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