Daniele Santagiuliana: recensione di Confinement

Daniele Santagiuliana

Confinement

31 ottobre 2020

We Don’t Give A Fuck

genere: elettronica, glitch, ambient, drone, spoken word, visual art, industrial sperimentale

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Avevamo lasciato Daniele Santagiuliana negli orizzonti fantascientifici di The Night Land, album rilasciato per Hellbones Records il 30 giugno 2020 sotto il nome di Testing Vault.

Eppure, nonostante pandemia, post-lockdown e di nuovo lockdown, il polistrumentista vicentino (artista a tutto tondo con più di 80 album all’attivo, tra collaborazioni e project side) ha continuato a manipolare e sperimentare musica, mandando alle stampe la sua nuova creatura discografica Confinement, edita lo scorso 31 ottobre per l’etichetta britannica We Don’t Give A Fuck.

Quale miglior titolo per rappresentare e raffigurare il nucleo tematico della release ed il periodo storico di isolamento sociale, e non solo, che stiamo vivendo da ormai quasi un anno. Confinement, come confinamento, reclusione e prigionia della mente, delle emozioni, della nostra natura e della nostre libertà identitarie, individuali e collettive.

Viene da chiedersi se quello di Daniele Santagiuliana (che per l’occasione accantona ogni tipo di monicker) sia il tentativo di chi vuole mettere al guinzaglio i propri demoni, di chi desidera liberarli una volta per tutte, oppure di chi, invece, sente l’umana urgenza di staccare la spina dalla contemporaneità.

Verosimilmente, le suddette questioni trascendentali potrebbero essere tutte e tre valide. D’altronde, quello che propone Daniele non è un genere d’arte umorale che ben si sposa ai momenti di allegria e spensieratezza. Tutt’altro. Può essere considerato più come sfogo, negazione e protesta sociale dell’essere umano nei confronti del conformismo precostituito e dell’incomunicabilità del presente.

Parliamo, dunque, di una forma artistica tetra e dai tratti sinuosi, dai contorni fluidi e cinematici, caratterizzata da pennellate kafkiane istintive, laceranti e visionarie votate all’oscurità del mal di vivere e alla solitudine letteraria dei poeti maledetti, e soprattutto di suoni di non facile fruizione: insomma, dimenticatevi le linee melodiche “pop” alla Moltheni, per capirci.

Le otto tracce di Confinement ci proiettano in una dimensione psicotica, disturbata, distopica e catartica, mettendo in evidenza una decostruzione estetica fatta di elettronica sperimentale, afflati glitch, sfumature ambient e frequenze droniche, tra ronzii di fondo, flussi di coscienza baritonali ed illuminazioni oscure e fugaci che sembrano provenire dalle memorie di un tempo indefinito.

L’espressionismo sonico, visuale, teatrale, salmodiale e solenne di Santagiuliana si dilata attraverso la luce riflessa e mai del tutto nitida di una prospettiva fotografica malinconica, angosciosa, ansiogena e nichilista, trascinando e traghettando l’ascoltatore negli inferi metropolitani strindberghiani, in contrapposizione tra la superficie naturale e mediocre delle cose e gli abissi soprannaturali della quotidianità, quest’ultima dipinta come un enorme e decadente carnevale d’anime galleggianti e di cavalli morenti.

Addentrarsi nel mondo musicale di Daniele Santagiuliana significa ritrovarsi al cospetto di un mantra stilistico devoto alla ricerca sonora, alla sofferenza spirituale, al tormento esistenziale, a quella tensione liturgica che arriva dal malessere interno e che affonda le unghie nella contemplazione traslucida degli strati più reconditi del nostro Io.

Credits:

All songs by Daniele Santagiuliana

Tracklist:

1. Mediocre

2. A Marriage

3. The Living Room Walls Are Filled With 426 Long Black Nails

4. Translucent

5. Dying Horses

6. Some Souls Are Eaten While They All Swim

7. This Carnival Is Killing Us

8. Confined

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