David Bowie: recensione di Diamond Dogs

24 aprile 1974.

David Bowie realizzava il suo ottavo album ‘Diamond Dogs’, pubblicato dalla RCA.

Il tema dell’album era la fusione tra il racconto ‘1984’ di George Orwell, ‘Ragazzi Selvaggi’ di William S. Burroughs e la visione glam di un mondo post apocalittico nel tipico stile del Duca Bianco.

‘Diamond Dogs’ fu il primo album, dal 1969, a non comprendere nessuno degli Spiders from Mars, la band che accompagnava Bowie resa famosa in ‘The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars’.

Eravamo ancora nel periodo art rock, ma da lì a poco lo scenario della musica rock avrebbe cambiato pelle e sarebbe stato stravolto dall’elettronica e dal punk.

All’epoca, fece scandalo l’immagine di copertina dell’album: il disegno di copertina fu realizzato da Guy Peellaert, pittore e fumettista belga scomparso qualche anno fa.

L’illustrazione originale non piacque alla RCA: David Bowie disegnato metà uomo e metà cane e nella parte posteriore mostrava chiaramente degli ibridi genitali.

Solo pochissime copie riuscirono ad entrare in circolazione e vennero vendute, mentre la parte scandalosa fu ripassata con l’aerografo.

Quell’edizione rarissima oggi vale migliaia di dollari ed è una delle copertine più costose della storia del rock.

Dopo diversi anni l’album è stato ripubblicato con la sua copertina originale.

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