De Relitti
Tran Tran
Pioggia Rossa Dischi
7 giugno 2024
genere: indie-rock, beat ’60, brit-wave
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Recensione a cura di Luca Fivizzani
Torna a deliziarci con le sue canzoni De Relitti, che per il suo originalissimo
approccio alla musica posso tranquillamente chiamare l’artista più indie, ma al tempo stesso meno indie che abbiamo in Italia.
A distanza di un anno dal suo album di esordio AHAHAH, e dopo una serie di date dal vivo che lo hanno portato a dividere il palco con artisti come Legno, Federico Dragogna (Ministri), Zibba, Cecco & Cipo e Zen Circus, De Relitti torna in scena con il nuovo EP intitolato Tran Tran, edito per Pioggia Rossa Dischi.
Una proposta musicale come sempre curatissima e di notevole spessore compositivo, che il cantautore riesce a dispensare nelle sei tracce che compongono la release, registrata completamente in presa diretta e prodotta, anche questa volta, dallo stesso De Relitti e dall’inossidabile duo di produttori Samuele Cangi e Tommaso Giuliani.
Già nei mesi scorsi l’artista aveva anticipato Tran Tran con due 45 giri digitali; una formula quanto mai originale quella di far uscire due doppi singoli, dal nome Spleen e Spleen (notturno), contenenti parte dei brani di questo EP.
Ma veniamo al sodo e scopriamo questo disco canzone per canzone. Apre La Canzone della Pioggia, pezzo ritmato e pieno di richiami al beat degli anni 60, ma anche alla più moderna brit-wave, il tutto condito da un testo che invita a lasciarsi alle spalle la noia quotidiana (la pioggia appunto) per ritagliarsi uno spazio personale e unico nel quale ritrovare sempre la propria “casa”.
È poi la volta de Il Numero, take dai forti richiami ai Sixties e avvolta in
un’atmosfera talmente raffinata che chiamerei “da cocktail”, ma dai sapori da film noir. Martini trasmette invece sonorità che rimandano all’anima più wave di De Relitti, con un ritornello che ti rimane incollato in testa, grazie anche alla validissima chitarra di sottofondo; un bell’episodio, ma a mio avviso non il migliore, perché è con Spoiler che arriviamo a quello che trovo in assoluto il momento più interessante di Tran Tran, in cui De Relitti raggiunge l’apice della sua scrittura, attraverso echi dal sapore bowieano, quelli di Drive-in Saturday, per intenderci.
Siamo quindi nei territori di un attualissimo pop miscelato con sapienza al migliore glam rock. Sarà per la mia sconfinata passione per il Duca Bianco, ma trovo che la scelta sia azzeccatissima, con liriche molto interessanti; una canzone d’amore, sì, ma come l’avrebbe scritta Ivan Graziani.
Le ultime tracce sono Bianca, con un sound pieno a rievocare certa musica italiana degli anni 80, e la titletrack, dalle forti tinte anni 70 (ricorda a tratti gli E.L.O. di Jeff Lynne), sostenuta da un inedito pianoforte a renderla decisamente accattivante.
De Relitti abbandona quasi totalmente il ricercato funk che aveva caratterizzato il suo debutto, una deviazione estremamente felice per un artista che non vuole mai fermare la sua ricerca sonora e lo fa in maniera sempre centrata.
Grande scrittore di testi, anche questa volta impreziosisce la sua musica con sarcasmo e una proprietà di linguaggio tanto bella quanto mai ridondante. I temi trattati sono diversi, è vero: nel primo album sembrava più scavare dentro se stesso, mentre questa volta si focalizza sui rapporti amorosi; eppure, come sempre, il suo stile non diventa mai ovvio, senza banalità e con tanto acume.
A quanto leggo dal comunicato stampa, pare che il nostro sia già in studio per realizzare un nuovo lavoro, che attendiamo con gioia e curiosità. Per ora, correte ad ascoltarvi questo Tran Tran: ne vale davvero la pena.
Tracklist:
1. Canzone Della Pioggia 2. Il Numero 3. Martini 4. Spoiler 5. Bianca 6. Tran Tran
Credits:
• De Relitti – voci, chitarre, programming e produzione
• Tommaso Giuliani – batterie, synth, produzione e mix
• Samuele Cangi – fiati, synth, produzione e mix
• Andrea Cian – chitarre, fiati
• Domenico Giovane – tastiere, piano
• Bernardo Cicchi – basso
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