Death Mantra For Lazarus: recensione di DMFL

Death Mantra For Lazarus

DMFL

Vina Records, Believe

28 aprile 2023

genere: post-rock, shoegaze, jazz, dream ambient, cinematic rock, soundtrack

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Dopo una pausa di ben tredici anni dall’esordio discografico con Mu, la post-rock band abruzzese Death Mantra For Lazarus torna sulle scene con l’album omonimo intitolato DMFL, edito per Vina Records/Believe e anticipato dall’uscita del singolo Church Superdelay.

Recuperando quell’orientamento autorale rimasto in sospeso diverso tempo fa, il quartetto pescarese – Alessandro Di Fabrizio alla chitarra, Lorenzo Conti alla chitarra, Federico Sergente alla batteria, Tonino Bosco al basso e synth – dà vita a un concept caleidoscopico e multidimensionale dalle atmosfere ambient sognanti, delicate, umbratili e dalla grande forza evocativa, andando ad ampliare il proprio raggio d’azione compositivo alla volta di nuove connessioni sensoriali tra arte visuale e musica.

Le sette tracce di DMFL (concepite durante un lungo periodo di gestazione a causa della pandemia) si proiettano all’interno di un intenso e melodico saliscendi emozionale dai contorni sfumati, sfuggenti, attraverso un fragile e intricato equilibrio che oscilla tra le luccicanze chitarristiche di quel post-rock cellophanato di matrice American Football, Explosions In The Sky e Mono (impreziosito dai violini di Valeria Vadini in Marbles), certe espansioni elettroacustiche che riconducono al mondo delle sonorizzazioni cinematiche e ammalianti suggestioni meditative dagli echi orientaleggianti di rimando nipponico (Mina).

Con la necessità di raccontare la vita e i suoi cambiamenti, quando cresce l’agrodolce consapevolezza che la vera sfida è quella contro il tempo che passa, i Death Mantra For Lazarus intraprendono un viaggio ulissiano a ritroso nelle lunghe ombre della memoria, nella nostalgia dei ricordi che assumono altri significati se osservati a distanza, cercando conforto e sostegno nel valore prezioso dei rapporti interpersonali, facendo la tara tra vicinanze e assenze. C’è quasi un volersi far scivolare le ansie esistenziali della contemporaneità, come granelli di sabbia tra le dita, con l’obiettivo di individuare una corrispondenza selettiva tra stati d’animo e paesaggi, ritraendosi e dilatandosi a seconda delle traiettorie umorali.

Contenuti che si propagano en plein air e che, in buona sostanza, rappresentano il focus narrativo di questa release dalla struttura prettamente strumentale, eccezion fatta per l’episodio morriconiano di Like Dolphins, da cui emerge la voce cavernosa e oscura di Jester at Work, cantautore abruzzese e voce degli Hey Scenario.

L’album si chiude con il brano Memory Of Us, e la tromba introversa e solenne di Francesco Di Giandomenico ad accompagnarci verso quel sentimento di transizione che placa gradualmente il suo impeto dileguandosi in una sorta di quiete apparente, così come il fuoco della sera che si dissolve lentamente in polvere di cenere, lasciando il passo alle timide luci di un nuovo giorno.

facebook/deathmantraforlazarus

Membri della band:

Alessandro Di Fabrizio alla chitarra, Lorenzo Conti alla chitarra, Federico Sergente alla batteria, Tonino Bosco al basso e synth

Credits:

Violini su Marbles e Laika Cold! Laika Cold! di Valeria Vadini; tromba su Memory Of Us di Francesco Di Giandomenico; testo e voce su Like Dolphins di Jester at Work e Giulia Flacco

Tracklist:

1. Church Superdelay 2. Nude 3. Marbles, 4. Laika Cold! Laika Cold! 5. Mina 6. Like Dolphins 7. Memory Of Us

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