Il Branco Barracuda: recensione di Rurale

Il Branco Barracuda

Rurale

Alka Record Label

03 marzo 2023

genere: cantautorato italiano, indie-rock, folk elettronico, latinoamericana, disco-rock, it-pop

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

A distanza di tre anni dall’esordio con Borderline, la band indie-rock Il Branco Barracuda manda alle stampe il suo secondo album intitolato Rurale, edito per Alka Record Label sotto la produzione artistica di Michele Guberti e Manuele Fusaroli e anticipato dall’uscita dei singoli Estate Artica, Lothar e Basta.

Frutto di una lunga gestazione post pandemia e aderente a quel cantautorato it-pop che rievoca la malinconia retrò dell’elettronica anni ’80 e certa indolenza narrativa tipica di realtà quali TheGiornalisti, Lo Stato Sociale e Dargen D’Amico, Rurale può essere considerato il “combat pop” del quintetto bresciano (Claudio Romanini alla voce, Daniele Greca alle tastiere, Tibor Szilagyi al basso, Tiziano Bani alla batteria e Luca Poli alla chitarra), il cui nome abbraccia la metafora del pesce barracuda, sia come animale gregario e predatore che poi in età adulta diventa solitario, sia come incoraggiamento figurato all’autostima individuale.

Sotto l’aspetto testuale, Il Branco Barracuda si proietta nel melodramma dell’attualità analizzando in chiave ironica e autoironica gli psicodrammi intimi e condivisi di diverse generazioni a confronto, accomunate dal medesimo sentimento di ansia e disillusione. Così, all’interno di una società tecnologica sempre più borderline dal versante emotivo, c’è ancora chi accarezza l’utopia di una coscienza collettiva che si discosti dalle dinamiche omologanti della cultura popolare contemporanea. Anche se poi, alla fine, è più comodo abboccare all’amo delle facili promesse e scivolare sui declivi autoindulgenti della retorica e del consenso effimero.

È questo il riflesso di una fetta di “gioventù italiana” che, dai vent’anni fino a un’età anagrafica adulta non ben definita, coinvolge tutte le categorie sociali – “chi dorme sotto i ponti e chi viaggia per affari” – ritrovandosi smarrita in un presente senza prospettive, in bilico tra mancanze e incomunicabilità, che guarda al futuro con scetticismo e il rimpianto dei “se fossi stato” e “se avessi fatto”.

“Cosa ne sarà di tutta la benzina, del lilla della tua tazzina, della casa con piscina. Cosa ne sarà delle calcolatrici, dei brillantini alle narici, di tutte le mie cicatrici”.

Concedendosi qualche sfogo liberatorio rappresentato da frasi cliché ormai aderenti a un linguaggio d’uso comune (tipo, “ci estingueremo tutti”), Il Branco Barracuda, alternando ritornelli ammiccanti e accattivanti, ricordi di eroi adolescenziali che non appartengono al mondo dei fumetti (Lothar), sonorità disco-rock vintage alla Raffaella Carrà (Basta) e contaminazioni esotico-latineggianti (Salsa), prova a trasmettere la propria sensibilità autorale su quelli che sono gli effetti dei cambiamenti nei rapporti interpersonali, nelle relazioni affettive, nei parametri climatici e nei contenuti delle nuove tendenze musicali, con un entusiasmo che non si rifà soltanto alle modalità easy della musica pop, ma è altresì motivo per “riflettere e trovarsi di fronte alla realtà senza mezze misure” – come amano definirlo gli stessi elementi del gruppo. Insomma, un nostalgico escamotage per tornare a guardare il mondo con occhi differenti, attraverso la lente ecosostenibile di una visione rurale.

facebook/Ilbrancobarracuda

Membri della band:

Claudio Romanini alla voce, Daniele Greca alle tastiere, Tibor Szilagyi al basso, Tiziano Bani alla batteria e Luca Poli alla chitarra

Tracklist:

1. Estate Artica 2. Cinesi, 3. Lothar 4. Salsa 5. Chardonnay 6. Basta 7. Faccia di Merda 8. Introluzione

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