Kayleth: recensione di New Babylon

Kayleth

New Babylon

Argonauta Records

24 maggio 2024

genere: stoner, psych, doom, sludge, fuzz, space rock, desert sound, heavy boogie, post grunge

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

A distanza di quattro anni dal precedente 2020 Back to Earth, la stoner band italiana Kayleth torna sulle scene con il nuovo album intitolato New Babylon, edito Argonauta Records e anticipato dall’uscita del videoclip del singolo The Night, chiaro omaggio al cartone animato Goldrake.

Ispirandosi alla visionarietà letteraria dei vari Asimov e Lovecraft e, sotto l’aspetto tematico, a quella che in senso biblico è stata la città peccaminosa per eccellenza, il quintetto veronese (Massimo Dalla Valle alle chitarre, Alessandro Zanetti al basso, Daniele Pedrollo alla batteria, Enrico Gastaldo alla voce, Michele Montanari al synth) continua ad alimentare quell’energico trademark compositivo “space & heavy” in cui si fondono era mesozoica e fantascienza post-apocalittica.

Un ponte spazio-tempo che elude il pressing della contemporaneità e ci proietta alla volta di una visione distopica del mondo, con la raffigurazione di un pianeta alternativo dove astronauti a cavallo di dinosauri combattono contro la minaccia di una invasione aliena.

È in questo immaginario di “incontri ravvicinati del terzo tipo”, e nel suggestivo connubio tra heavy rock e dimensione sci-fi, che i Kayleth tentano di spingersi nelle profondità del proprio universo emozionale, consolidando la loro identità calligrafica hard rock/boogie/blues/stoner/psych attraverso un topos sonico di evidente ascendenza Black Sabbath, Kyuss, Greenleaf, Electric Wizard, Nebula e Monster Magnet.

Così, le nove tracce di New Babylon prendono forma all’interno di un ventre ritmico stratificato e vertiginoso, quando incendiato da roventi cavalcate stoner, quando mitigato da allucinazioni sciamaniche dal tocco narcotic blues (Cyber Slaves). Un trip lisergico dal groove potente ed evocativo, nel quale confluiscono chitarre ronzanti, riff debordanti, vocalità aggressive color carbone ed effetti erosivi di dilatazioni fuzz-sludge, passando per frequenze intergalattiche e atmosfere sintetiche e oscure che rimandano all’acid-psych dei ’60 e ’70.

Composizioni che fanno da soundtrack alla valenza allegorica della Torre di Babele (New Babylon’s Wall), sinonimo della follia umana che ha osato sfidare Dio, ma anche simbolo di confusione, incomunicabilità e lati oscuri dell’umanità. Elementi che si riversano nell’alienazione affettiva e cognitiva del mondo moderno e nel ripristino di uno status di comunità piramidale (Pyramids): una sorta di nuova Babilonia dove la tecnologia digitale ha modificato radicalmente i nostri comportamenti (Cyber Slaves), come in una vera e propria mutazione antropologica, al punto da renderci tutti schiavi.

I Kayleth ripartono dunque per un altro “super viaggio rituale cosmico” (per dirla alla Black Rainbows) consegnando alla sapienza degli antichi manoscritti del genere l’onere di custodire il valore della memoria, grazie al quale è ancora possibile reimmaginare un avvenire.

facebook/KAYLETH

Tracklist:

1. The Throne 2. The Night 3. Giants’ March 4. Weak Heart 5. Megalodon 6. New Babylon’s Wall 7. We Are Aliens 8. Cyber Slaves 9. Pyramids

Membri della band:

Massimo Dalla Valle – chitarre
Alessandro Zanetti – basso
Daniele Pedrollo – batteria
Enrico Gastaldo – voce
Michele Montanari – synth

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