Kiss: recensione di Dressed to Kill

19 marzo 1975.

I Kiss realizzano l’album ‘Dressed to Kill’.

Il 26 ottobre del 1974 il fotografo Bob Gruen realizzò questa foto iconica, all’angolo di West 23rd Street e la 8th Avenue a New York, che divenne la copertinadel disco.

La foto venne scattata durante un servizio per un photo-comic di due pagine pubblicato dalla rivista Creem.

I quattro musicisti vi compaiono con giacca, cravatta e make up, insomma vestiti ‘di tutto punto’, ossia ‘Dressed to Kill.

‘Dressed to Kill’, come il precedente album, fu composto e registrato con molta fretta e alla fine di un estenuante tour di cinque mesi.

Neil Bogart aveva bisogno di un altro album: c’era la necessità di rispettare la cadenza semestrale che si era proposta la Casablanca al fine di evitare che i dischi precedenti potessero essere restituiti alla label.

Il risultato fu, quindi, un lavoro breve e poco elaborato, ma completamente diverso dal precedente.

Il suono era chiaro e pulito, secondo la volontà del proprietario dell’etichetta discografica Neil Bogart, il quale era intenzionato a rendere il prodotto Kiss più digeribile attenuando le distorsioni delle chitarre.

“Non eravamo per niente pronti per un album”, ricorda Paul Stanley, che il giorno prima era in concerto a Los Angeles insieme agli altri membri dei Kiss.

Continua lo Starchild: “Il giorno dopo eravamo già a New York e molte canzoni sono state scritte in studio prima delle session. Ogni mattina io e Gene andavamo agli Electric Lady Studios e scrivevamo canzoni”.

Insomma, non avevano tempo da perdere.

L’album scorre veloce, con brani in stile rock and roll glamour e sonorità più orecchiabili, e pezzi del periodo Wicked Lester riesumati e spogliati degli arrangiamenti del passato.

I temi sono sempre quelli: sesso e divertimento, ai quali si aggiungevano anche le esperienze on the road.

Ma il risultato finale era troppo omogeneo e senza una vera hit di successo.

A conclusione dell’album arriva il brano che i Kiss e la produzione stavano inseguendo.

I Kiss riescono a scrivere quello che diventerà un vero e proprio inno rock, ovvero ‘Rock and Roll All Nite’, brano che riassumeva la filosofia Kiss del puro divertimento, con cui identificarsi ed essere identificati.

Un pò come avevano già fatto gli Slade.

Il ritornello corale, essenziale e semplice, è una sorta di slogan, una dichiarazione di intenti banale quanto efficace a descrivere l’idea, chiara, esplicita e irriverente, che sta alla base della musica dei Kiss.

Nella frase-slogan “Voglio suonare rock and roll tutta la notte e fare festa tutto il giorno” viene fuori in tutta la sua spaventosa vuotezza l’intenzione di una generazione di mettersi alle spalle gli anni ’60, l’impegno politico, la maturità del rock, la sperimentazione, per tornare alla spensieratezza, più che altro apparente, del primo rock and roll.

Una voglia di divertirsi, di non pensare alle cose brutte e di concedersi dei momenti di pura evasione.

Questa è la filosofia, o attitudine, descritta da Gene Simmons.

Le vendite di ‘Dressed to Kill’ non furono proprio da rockstar, ma aumentava invece il successo dal vivo e la curiosità per il fenomeno Kiss, che stava diventando sempre più commerciale.

Il tour di ‘Dressed to Kill’, partito subito dopo l’uscita del disco, registrò immediatamente importanti sold out.

Il 1975, per i Kiss, fu ufficialmente l’anno della svolta.

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