Kraftwerk – The Man-Machine

19 maggio 1978.

La band di Düsseldorf Kraftwerk (Centrale Elettrica in tedesco) pubblicava l’album ‘The Man-Machine’, (‘Die Mensch Maschine’ in lingua tedesca), album col quale portarono a compimento un linguaggio elettro-pop universale, e che successivamente avrebbe influenzato diversi generi, dalla new wave alla disco, dall’hip hop alla techno.

A metà degli anni ’70, furono i pionieri del krautrock e dello sviluppo dell’elettronica, con un tipo di musica minimalista, che si ispirava al grande compositore tedesco Karlheinz Stockhausen.

I Kraftwerk hanno definito il loro stile come ‘robot pop’: un sound freddo, sperimentale, razionale, ripetitivo e ipnotico, che guardava già al futuro dopo la svolta commerciale con l’album ‘Autobahn’ del 1974.

La copertina di ‘The Man-Machine scatenò diverse polemiche: i componenti dei Kraftwerk furono accusati di essere filo-nazisti o filo-comunisti, a seconda dell’interpretazione sulla copertina, che invece si rifaceva all’Avanguardia Russa degli anni ’30 e al movimento artistico sovietico denominato ‘Suprematismo’, in cui l’astrattismo e il colore erano gli elementi principali, a differenza dell’arte figurativa.

Certe opere discografiche, come quelle dei Kraftwerk, vanno recuperate, sebbene possano sembrare ostiche, per mantenere la memoria del passato e per comprendere come la musica sia cambiata dagli anni ’70 ad oggi.

Musicisti visionari e rivoluzionari: negli anni ’70 avevano già fotografato quella che poi sarebbe diventata la nostra società attuale, sempre più in simbiosi con le macchine.

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